PERUGIA – Il contesto politico e sociale del 1978, le indagini, la “verità possibile” per il periodo e quella parzialmente rinvenuta durante i lavori dell’ultima Commissione di inchiesta, l’importanza di far conoscere agli studenti eventi che risalgono a 40 anni fa, sono questi i principali argomenti intorno ai quali si è articolata la presentazione del libro “Moro, il caso non è chiuso - La verità non detta”, scritto dall’onorevole Giuseppe Fioroni e dalla giornalista Maria Antonietta Calabrò.

L’incontro, a cui è intervenuti anche il professor Pasquale Guerra e ha visto la partecipazione degli alunni delle scuole superiori “A.Volta” e “Cavour, Marconi, Pascal” di Perugia, si è svolto nella sede dell’Assemblea legislativa dell’Umbria.

L’iniziativa è stata aperta dalla presidente Donatella Porzi, che ha tenuto a sottolineare l’importanza di “trasmettere ai ragazzi delle scuole informazioni e memoria di eventi che hanno determinato la storia della democrazia italiana, il ricordo e lo spessore di un personaggio politico scomparso da 40 anni, la consapevolezza che alcune verità ritenute accettabili quattro decenni fa ora sono state superate dal lavoro della Commissione di inchiesta, che ha messo in luce molti punti rimasti fino ad ora oscuri e che deve restituire alle vittime il protagonismo storico che troppo spesso sono invece i terroristi a vedersi riconosciuto. In questo senso merita di essere evidenziato anche il ruolo svolto da Paolo VI, il Papa proclamato santo proprio ieri, che tanto si adoperò per una trattativa con le Br finalizzata alla liberazione dell’ostaggio”.

E a questo proposito, Monsignor Paolo Giulietti ha riportato un incontro con un generale in pensione dei Carabinieri, Cornacchia, in cui gli venne confermato l’attivismo del Vaticano e del Papa per la liberazione di Moro, tanto che sarebbero stati preparati i fondi necessari al pagamento di un eventuale riscatto.

Dopo un breve video che ha ricostruito i fatti che precedettero l’omicidio di Aldo Moro, il professor Guerra si è soffermato sul contesto storico e politico del 1978, sui fatti che precedettero e seguirono il rapimento, con le tensioni sociali, le azioni terroristiche e i molti attentati di cui ancora oggi non è chiara la natura, la matrice e neppure le reali finalità.

L’onorevole Giuseppe Fioroni ha poi spiegato che “il lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta che presiedevo ha consentito di evidenziare le differenze tra la verità accettabile nel 1978 e quella sostanziale: sono state accertate le presenze nei luoghi dell’agguato di terroristi stranieri, legati ai servizi segreti della Ddr. È stato rilevato che alcuni luoghi chiave del rapimento e della prigionia di Aldo Moro erano abitualmente e notoriamente frequentati da generali italiani, esponenti dei servizi segreti italiani e stranieri, trafficanti di armi ed esponenti dei gruppi armati palestinesi e del terrorismo tedesco. Molte persone che allora potevano sapere e vedere quello che stava avvenendo non lo hanno fatto, contribuendo di fatto al tragico esito del rapimento”.

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