E così viene fuori che nel Pantheon dei renziani può finire pure la Lady di Ferro. Nadia Ginetti, neo-senatrice del Pd vicinissima al sindaco di Firenze, non ha dubbi: in Italia, oggi, dovremmo seguire l’esempio di Margaret Thatcher. La quarantaquattrenne parlamentare umbra, fino all’altro ieri sindaco di Corciano, intorno all’ora di pranzo di oggi ha affidato al proprio profilo Facebook una riflessione sulla donna che, insieme al suo contraltare d’Oltreoceano Ronald Reagan, ha cambiato il volto della società occidentale negli anni Ottanta. Un pensiero a dir poco benevolo.

A partire dal momento della notizia della morte della Thatcher, ieri, più o meno chiunque, tra politici, artisti e intellettuali, anche italiani, si è sentito in dovere di dire la sua. Caustico e a suo modo geniale, ad esempio, il commento di Ken Loach, con la storia dei funerali da privatizzare, lucido e inesorabile quello di Romano Prodi: «Con Thatcher e RR si sono create le basi per la crisi dei giorni nostri».

Ma chi pensa che a sinistra – nel molto ampio spettro di sinistra che potrebbe andare da Loach a Prodi, per dire – la vedano tutti allo stesso modo si sbaglia di grosso. L’esempio della Ginetti è eclatante. «Un pensiero», ha scritto oggi, «va alla statista Margaret Thatcher, al suo coraggio e alla sua determinazione». E questo, precisa, «indipendentemente dalla condivisione o meno della sua politica liberista, e di contrapposizione forte con i sindacati inglesi, alla quale alcuni attribuiscono il merito di aver posto le basi strutturali della ripresa economica in Gran Bretagna e altri individuano le sue scelte come quella politica della prevalenza dell'interesse “dell'individuo” sulla società e di apertura e di sostegno all'economia finanziaria che ci avrebbe condotto alla crisi del 2008».

L’esponente renziana non spiega apertamente tra quali di questi due schieramenti ritiene di annoverare se stessa, ma quanto segue è piuttosto eloquente. Il «PRAGMATISMO e la fermezza» di questa «DONNA rivoluzionaria (i maiuscoli sono suoi, ndr)», secondo Nadia Ginetti, «sono qualità rare in politica in questo momento in cui sembra prevalere il tatticismo ed equilibrismo».

Quindi l’affondo vero e proprio: «E mentre gli inglesi si professano conservatori ma spesso agiscono da rivoluzionari, gli italiani si professano riformatori ma sono fondamentalmente conservatori… se non reazionari... al massimo trasformisti...». Infine le fanfare: «Oggi è necessario cambiare marcia in Italia e che l'azione politica di Margaret Tachtcher possa essere d'esempio per realizzare finalmente il cambiamento; il vero CAMBIAMENTO da parte di chi quel cambiamento può rappresentare credibilmente... Verso la contemporaneità…». Il Pd, insomma, farebbe bene a lasciar perdere l’ostinazione delle frange interne e contigue più “conservatrici”, nelle quali la Ginetti sembrerebbe individuare presumibilmente Cgil, Vendola e giovani turchi. Per uscire dallo stallo post-elettorale meglio prendere ispirazione dalla vecchia Iron Lady. Quel che si dice una sinistra di ampie vedute.

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