«Impossibile non essere accanto agli amici di Trasaghis e Peonis il 6 maggio, giorno del 40° anniversario del sisma che rase al suolo le loro case provocando tanti lutti e immense sofferenze umane e materiali. Saremo con loro per ricordare e onorare la memoria di quanti persero la vita a causa della scossa sismica di magnitudo 6.4, che causò in tutto il Friuli 989 morti e diverse decine di migliaia di senzatetto». Ad annunciarlo sono alcuni volontari dell’epoca della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve nell’apprestarsi a partire per Trasaghis (Ud) con il cardinale Gualtiero Bassetti. Il porporato guiderà una delegazione diocesana in Friuli per le celebrazioni del 40° del sisma. A Trasaghis, il 6 maggio, presso il cimitero, il cardinale presiederà la s. messa con i parroci delle comunità parrocchiali del territorio in ricordo delle vittime e, nella Sala consigliare, parteciperà alla cerimonia di consegna dei riconoscimenti alle rappresentanze impegnate nell’opera della ricostruzione.

Gli amici del Friuli molto riconoscenti dell’aiuto ricevuto da Perugia.

Ancora oggi, a 40 anni di distanza, la gente di Trasaghis, in particolare della frazione di Peonis (dove per tre anni operarono a turno i volontari perugini), sono molto riconoscenti dell’aiuto-sostegno ricevuto dalla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve. Si instaurò un legame di amicizia fraterna che andò rafforzandosi negli anni. Gli amici friulani ricambiarono l’aiuto ricevuto quando nel settembre 1997 l’Umbria fu colpita da un terremoto, che mise a dura prova buona parte della sua popolazione, le cui scosse proseguirono fino alla primavera successiva. 

Mons. Giacomo Rossi «grande guida» dei giovani volontari perugini in Friuli.

Nel comune di Trasaghis, tra i più colpiti dal sisma del 1976, prestarono opera di volontariato numerosi fedeli dell’Archidiocesi del capoluogo umbro, in particolare non pochi giovani insieme alla loro «grande guida spirituale ed umana», mons. Giacomo Rossi. Ancora oggi viene riconosciuto a questo sacerdote (parroco per oltre mezzo secolo in Sant’Egidio e Lidarno di Perugia) il merito di essere stato «il pioniere» della carità nella Chiesa perugino-pievese, fondando nella metà degli anni ’70, su incoraggiamento dell’allora arcivescovo Ferdinando Lambruschini, la Caritas diocesana di cui fu direttore per 25 anni. A don Giacomo, oggi anziano sacerdote molto provato dalla malattia, va la gratitudine e il ringraziamento di quanti, attraverso i suoi insegnamenti di «prete al servizio della Chiesa per i poveri», si sono avvicinati e fortificati nella fede compiendo opere di carità.

Dall’esperienza del sisma in Friuli è nata la Caritas diocesana perugina. Il fondamentale ruolo dei “gemellaggi-rapporti solidali”.

Nello stare accanto alle popolazioni terremotate del Friuli, con gesti concreti di condivisione e solidarietà umana e cristiana, ha iniziato a muovere i “primi passi” la Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, che in quegli anni si stava costituendo. Dopo l’esperienza dell’emergenza del Friuli, seguì quella del terremoto in Irpinia del 1980 e nel frattempo le tante “emergenze della quotidianità perugino-pievese”: l’accoglienza di immigrati e famiglie in difficoltà non solo straniere, il prendersi cura di anziani, disabili e malati soli, di giovani disagiati, di donne con bambini e di detenuti e detenute. Per tutte queste persone, grazie alla felice intuizione di mons. Giacomo Rossi, sorsero le prime opere segno-strutture di accoglienza e furono avviati diversi gemellaggi-rapporti solidali a seguito di emergenze umanitarie nazionali e internazionali, che venivano proposti alle Diocesi dalla Caritas italiana costituita per volontà di papa Paolo VI nel 1971, cinque anni prima del sisma in Friuli. Per quest’emergenza furono 81 le Diocesi italiane che avviarono dei gemellaggi con le comunità parrocchiali friulane. L’Archidiocesi di Perugia non esitò ad attivarsi inviando un nutrito gruppo di volontari, coordinato da don Rossi, che operò nella comunità parrocchiale di Peonis. I perugini sostennero moralmente e materialmente, nel difficilissimo momento dell’emergenza e della prima fase delle ricostruzione, questa comunità molto provata, sensibilizzando non poco le parrocchie di Perugia, che a loro volta promossero anche importanti raccolte di denaro per finanziare in maniera più rilevante gli interventi.

La via principale di Peonis intitolata a Perugia.

A tangibile ricordo di questa solidarietà-vicinanza, nel ricostruito centro abitato di Peonis, è stata intitolata a Perugia la via principale. Costante è rimasto il contatto fra le due realtà, al punto che è divenuta una tradizione per tanti amici perugini il partecipare, a Peonis, all’annuale festa della Madonna della Salute. Questo fu anche lo spirito per il quale la Caritas italiana e quelle diocesane hanno incoraggiato e sostenuto i gemellaggi, esperienze da vivere non solo come un sostegno morale ed economico alle comunità colpite da una grave calamità naturale, ma per creare legami umani che si protraggono nel tempo, saldati dalla fede attraverso l’azione concreta della carità.

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