PERUGIA - Si chiama AgriClimate change ed è un sofisticato protocollo concepito in Francia e adottato in Germania, Spagna e Italia che aiuta i nostri contadini e allevatori a migliorare le prestazioni delle proprie aziende, riducendo le emissioni dei gas serra e risparmiando sensibilmente sui consumi di energia.

Un progetto interamente finanziato dalla Commissione europea e attivato in Umbria dalla moribonda Comunità Montana nella persona del suo dirigente forse più illuminato, Louis Montagnoli, che ha portato nella nostra regione un'indispensabile metodo d'indagine e di intervento. Sono state contattate 500 aziende locali, con un riscontro iniziale di 123 realtà. Di queste ne sono state selezionate 24 con risultati eccellenti: un 24 per cento in meno di gas serra prodotti per ciascuna azienda (con punte del 65 per cento) e un risparmio dei consumi pari al 14 per cento (c'è chi è arrivato al 53 per cento). E tutto questo in presenza di condizioni atmosferiche particolarmente sfortunate, come ha spiegato l'esperto di audit del progetto, Giovanni Carmignani.

Interventi mirati per ogni singola realtà produttiva, a volte articolati in più fasi, altre volte semplici e banali, come il rinfoltire d'erba le vigne e gli oliveti, introdurre colture di legumi per un migliore stoccaggio di carbonio e azoto nel terreno, o ancora l'aratura di superficie o l'irrigazione a goccia, fino alla metodica revisione dei trattori ogni due anni, accorgimenti che alla fine producono notevoli risparmi e un consistente abbattimento di Co2.

Incoraggiante la presenza dell'assessore all'agricoltura Fernanda Cecchini, convinta che nel prossimo Piano di Formazione rurale occorra insistere su queste metodologie, premiando le aziende che si sottoporranno ai sistemi d'intervento come l'AgriClimate change.

Sinceramente desolante, al contrario, l'assenza di Confagricoltura e Coldiretti, le più dirette interessate all'emancipazione dei propri settori con strumenti che nel resto d'Europa vengono adottati abitualmente e che in Umbria, evidentemente, scontano il disinteresse di chi rappresenta le aziende produttrici.

In periodi di crisi come questo appare imprescindibile che agricoltori e allevatori siano consapevoli dei problemi e del potenziale delle proprie aziende. Nelle ultime stagioni, eccezionalmente piovose, sono state diverse le semine “saltate”, con effetti pesantissimi sui bilanci finali e, in ultimo, sulla tasche dei consumatori.

Vicini al progetto AgriClimate, Vincenzo Vizioli, presidente dell'Associazione italiana per l'agricoltura biologica e Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria.

 

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