PERUGIA - "Ha più tutele un evasore che un lavoratore”, recitava uno dei cartelli che i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate dell’Umbria hanno portato in piazza, oggi, 2 aprile, sotto le prefetture di Perugia e Terni, in occasione dello sciopero indetto a livello nazionale da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Confsal Unsa e Flp. Sciopero che ha visto nelle sedi umbre adesioni altissime, con una media del 75%, dicono i sindacati, a dimostrazione di come “la misura per i lavoratori sia assolutamente colma”.

La protesta è contro la decurtazione, subita nel corso degli anni, dei fondi deputati all’erogazione del salario accessorio, collegato alla produttività, a cui si aggiunge l’ulteriore riduzione paventata dai vertici dell’Agenzia delle Entrate, in relazione alle annualità 2016 e 2017, che ha comportato l’interruzione della contrattazione in corso. Secondo i calcoli effettuati dai sindacati per il 2016 c’è stata una perdita media a lavoratore di 900 euro, mentre per il 2017 la cifra sale a 1200 euro, con rischio di un ulteriore incremento per gli anni successivi.

"I lavoratori ritengono questo un fatto gravissimo - spiegano i sindacati in una nota - perché va a minare uno dei cardini del rapporto di lavoro, ovvero la remunerazione della produttività e dei risultati conseguiti, attraverso il proprio lavoro quotidiano.
Peraltro, in questi anni, al miglioramento ed all’incremento dei risultati raggiunti dai lavoratori è, paradossalmente, seguita la riduzione della remunerazione della produttività. In questo modo la meritocrazia resta una parola, un termine svuotato di ogni significato, allorché tali fondi dovrebbero essere incrementati, anziché ridotti”. 

 

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