PERUGIA - Il monito arriva dall’assessore regionale all’ambiente Silvano Rometti, che, in occasione della presentazione di questa mattina del nuovo regolamento sulla gestione del servizio idrico, ha sottolineato come tra le priorità della Giunta c'è “l’incentivazione ad un consumo consapevole dell’acqua”.

Dopo quota 30% si dovrà arrivare al 20 - Ma c’è di più. All’obiettivo del tetto massimo fissato al 30 per cento, dovrà fare seguito, nei prossimi sei anni, la più difficile quota del 20 quale soglia per la dispersione d’acqua pubblica.

Vincoli e convenzioni nella gestione del servizio - Per questo Rometti ha evidenziato che “il regolamento stabilisce i vincoli da inserire nelle convenzioni di gestione per garantire in modo omogeneo su tutto il territorio, non solo il controllo effettivo dell’attività gestionale dell’acqua da chiunque questa sia svolta, ma quelle conoscenze indispensabili alla quantificazione del consumo che ancora oggi lasciano a desiderare”.

Uno sguardo sugli “oneri” dei gestori - Tra gli oneri imposti a carico dei gestori, in primo piano c’è la stesura di un bilancio idrico annuale per il controllo della gestione e della sua evoluzione, in cui siano ricompresi anche una rilevazione permanente, efficiente e controllabile delle perdite e di tutti i consumi, la realizzazione e la manutenzione del rilievo digitale delle reti con modalità che ne consentano costantemente la conoscenza dello stato e la simulazione del funzionamento.

Parola d’ordine: contenimento del consumo privato - Per quanto riguarda il contenimento del consumo da parte dell’utenza privata, ai cittadini sarà richiesta l’applicazione di erogatori o acceleratori di flusso ai rubinetti di lavelli e docce, l’installazione di miscelatori di acqua (calda e fredda) e di fotocellule o pulsanti per l’apertura e chiusura dei rubinetti, l’installazione di cassette per il water a doppio scomparto o con tasto di stop, l’impiego di elettrodomestici a basso consumo idrico, l’eliminazione di perdite interne, l’installazione di impianti a goccia per ridurre i consumi di irrigazione delle piante da vaso e giardini, il recupero di acqua piovana mediante apposite cisterne per giardinaggio, lavaggio auto, ecc.

Un cittadino umbro equivale a 200 litri d’acqua al giorno - Un lavoro complesso che fa leva su dati precisi. In Umbria, infatti, è stimato che ogni cittadino consuma in media 200 litri di acqua al giorno e di questi solo una parte minima è destinata a uso alimentare, mentre tutto il resto è utilizzata per altre attività. E nel quadro complessivo i privati avranno 6 anni di tempo per mettersi in regola, nel caso di attività private ad uso pubblico l’adeguamento dovrà avvenire entro 24 mesi.

Interventi anche nel campo dell’edilizia - Nel regolamento sono previste inoltre misure per il risparmio idrico in edilizia sia per interventi di recupero, manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio edilizio esistente, sia per la nuova edificazione. Si stabilisce anche che i nuovi strumenti urbanistici comunali devono prevedere la realizzazione di “reti duali” per permettere l’utilizzazione di acqua anche non potabile e apposite aree per l’installazione di vasche o cisterne per la raccolta di acqua piovana.

Gli obblighi delle ATO - Le Autorità Territoriali Ottimali (ATO), dal canto loro, dovranno dunque provvedere alla verifica e certificazione del bilancio idrico annuale di Ambito, ad integrare, entro 2 mesi il disciplinare inserendo l’ obbligo per i gestori di ottemperare alle misure previste nel regolamento e a modificare il sistema tariffario per incentivare le utenze private ad applicare le misure individuate per il risparmio idrico.

 

 

 

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