In Italia l'edizione 2011 della Giornata mondiale dell'acqua, che si celebra il 22 marzo, arriva nel pieno del dibattito sul referendum relativo ai quesiti abrogativi su alcune norme sulla gestione privata dell'oro blu.
Due i quesiti da votare. Con il primo si chiede l'eliminazione dell'articolo 23 bis della legge 133/2008 (nota come 'decreto Ronchì), relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.

Una norma che stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l'affidamento a soggetti privati attraverso gara o l'affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all'interno delle quali il privato detenga almeno il 40%. Un processo da attuare entro il dicembre 2011 e con il quale si eliminano le società a totale capitale pubblico. Si prosegue poi con altre regole al 2013 e al 2015.

Con il secondo quesito referendario, invece, si propone l'abrogazione dell'articolo 154 del Decreto Legislativo 152/2006 (il cosiddetto Codice dell'Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 in base alla quale la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell«adeguatezza della remunerazione del capitale investito», che consente cioè al gestore di ricavare parte dei propri profitti dalla bolletta dei cittadini.

Oltre alle norme oggetto della consultazione referendaria, un altro processo in atto è quello avviato con legge 42/2010, che sancisce la soppressione degli Ato (Ambiti territoriali ottimali) entro il dicembre 2011, data entro cui le Regioni dovranno individuare nuovi enti che sostituiscano quelli aboliti. Attualmente in Italia la mappa della gestione dei servizi idrici è costituita da 92 Ato, uno per oltre 600.000 cittadini (617.094). Alla quota delle gestioni mancano però 23 affidamenti.

La popolazione totale servita (affidata e non) è pari a circa 56 milioni (56.155.587). I 92 Ato sono così distribuiti lungo lo stivale: 45 al nord, 19 al centro, 28 al sud. Gli Ato con affidamenti effettuati sono 69 (32 al nord, 17 al centro, 20 al sud). In totale le società affidatarie sono 114, la maggior parte delle quali (74) al nord e le restanti (30) tra centro (19) e sud (21). In totale le società private sono 7, le miste con partner selezionato sono 23, quelle miste con partner finanziario sono 9, le pubbliche 57 (di 18 affidamenti non viene specificata la forma). Per ogni ambito c'è una media nazionale di 1,7 società affidatarie: la media sale al nord con 2,3, ma scende al centro e al sud (in entrambe i casi 1,1).

Fonte controlacrisi.org

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