PERUGIA - Dal 28 giugno e il 1° luglio, le accise sulla benzina e sul gasolio hanno subito due aumenti, per un totale di 6 centesimi al litro, a cui si aggiunge l’iva del 20%, portando l’incremento totale a 7,2 eurocent/litro.

Il primo aumento, quello entrato in vigore il 28 giugno – pari a 4,8 eurocent/litro (93 delle vecchie lire) - è stato motivato dal Governo con la necessità di fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del Nord Africa.

L’aumento del 1° luglio, di 20 centesimi (sempre addizionati di iva al 20%), va a sostegno del Fondo Unico per lo Spettacolo.

“Incrementare continuamente il peso fiscale sui carburanti per ragioni che nulla hanno a che fare con le dinamiche di mercato e i costi reali è una procedura inaccettabile – dichiara Giulio Guglielmi, presidente provinciale della Figisc, il sindacato dei gestori di impianti di carburante aderente a Confcommercio, nonché vice presidente nazionale – perché siamo di fronte ad un prodotto che già subisce una pressione fiscale pesantissima, e per certi versi paradossale".

"Sui carburanti infatti si paga una duplice imposizione fiscale: l’accisa (già imposta di fabbricazione) e l’iva del 20%, ovvero l’imposta sull’imposta! Da un giorno all’altro, con le nuove aliquote d’accisa, il peso della fiscalità sul prezzo finale è aumentato mediamente di quasi due punti percentuali, passando dal 53,8 al 55,2 % per la benzina e dal 46,8 al 48,6% per il gasolio. Ma questo viene tenuto sotto traccia, mentre l’Italia si contraddistingue per il fatto di porre al centro dell’attenzione mediatica, facendone un tormentone ad orologeria, la questione carburanti, e per un’intensa produzione di proposte di riforma del settore della distribuzione carburanti, qualche volta fantasiose, non di rado demagogiche".

"E così capita – in una veste - che si facciano crociate sul 2% del prezzo, e poi – in un’altra veste – che si decida che in un solo giorno la mano pubblica possa riprendersi la medesima percentuale (o anche di più, se le esigenze di cassa lo rendano praticabile o necessario). E in tutto questo a fare la parte dei “cattivi” sono sempre e solo i benzinai! Le imprese, invece – continua Guglielmi – al pari dei cittadini subiscono il peso di certe scelte inopportune: i cittadini perché la benzina è un bene primario, che si usa quotidianamente, di cui non si può fare a meno; le imprese del settore, perché non solo sono costrette a fungere “da esattori” per conto dello Stato e subiscono le legittime lamentele dei consumatori, ma vengono ulteriormente penalizzati da una costante diminuzione del litraggio venduto, in un momento in cui il settore in Umbria vive già una difficile fase di riorganizzazione. Insomma siamo stanchi – conclude il presidente Figisc-Confcommercio – di essere trattati come una ‘mucca da mungere’ ogni volta che c’è un’emergenza”.
 

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