I 50 samurai che vogliono salvare Fukushima
Sono tra i 50 e i 70 i dipendenti della centrale nucleare di Fukushima che combattono per raffreddare gli impianti che fanno tremare il Giappone. Alcuni sono impegnati nelle valutazione del livello del danno, delle radiazioni emesse dalle barre di materiale radioattive che l’acqua non riesce a raggiungere, altri cercano di abbassare la temperatura immettendo quanta più acqua possibile.
RISCHI PER LA SALUTE – Sono i soldati in prima linea. I loro colleghi, circa 800, sono stati evacuati, insieme agli abitanti della zona. Nel raggio di 30 km dai reattori, oramai, è il deserto. 15 di loro, sono rimasti feriti nelle esplosioni fin qui verificatesi. L’incendio è stata la principale causa del rilascio di materiale radioattivo. Le letture del livello di radiazioni non danno risultati incoraggianti: nello stabilimento sono stati raggiunti i 400 millisievert, “solo” 100 in alcuni punti della struttura. Una “situazione grave” la definiscono gli esperti. Basta un livello di 100 mSv per provocare l’infertilità negli uomini se non protetti adeguatamente. Stando a quanto comunica l’Atomic Energy Agency (AIEA) di 150 operai monitorati, 23 sono stati sottoposti a decontaminazione.
LE RADIAZIONI – Ed anche quando la battaglia sembrava portare i primi frutti, la situazione si è poco dopo aggravata. Lo spegnimento dell’incendio al reattore 4 è stata una vittoria che spostava l’attenzione sulle relativamente meno preoccupanti unità 1 e 3. Nel tardo pomeriggio di ieri le parole del premier Kyodo Kan hanno rialimentato la preoccupazione. Il combustibile nucleare del quarto reattore sarebbe bollente, con il livello dell’acqua in forte calo, ha comunicato il leader nipponico. Se il comitato di controllo sul nucleare dell’Onu aveva parlato di livelli di radiazione in caduta. La lettura ai cancelli degli impianti aveva segnalato a distanza di poche ore 11,9 mSv prima, 0,6 mSv poi. Kyodo Kan ha smentito: le radiazioni all’interno della centrale sono troppo elevate affinchè gli ingegneri rimangano lì per lungo tempo. Si lavora, dunque, a rotazione per evitare la contaminazione e monitorare il lavoro di raffreddamento dalle posizioni meno pericolose dell’impianto.
IL SILENZIO DELLA TEPCO – La gente è orgogliosa del lavoro di quegli eroi, anonimi. La fiducia nei loro confronti è aumentata in contrasto con le critiche al loro datore di lavoro, la TEPCO, che ha alle spalle storie di copertura sulle questioni che attengono alla sicurezza. Nel 2002, diciassette dei suoi reattori sono stati chiusi e gli alti dirigenti della società sono stati costretti a dimettersi dopo aver nascosto problemi e ostacolato ispezioni. L’industria nucleare giapponese dice che tutto è cambiato dal periodo degli scandali. Il governo, dal canto suo, ha imparato tanto. Dopo il disastro del 1999 a Tokaimura, in cui due persone sono morte e diverse centinaia di persone sono state esposte a radiazioni, i funzionari avevano respinto le offerte di aiuto dell’AIEA. Questa volta hanno chiesto una mano all’Onu e agli Stati Uniti. Le incongruenze non mancano, anche stavolta. A 18 ore dall’incendio al reattore 4 l’AIEA era a scarso di informazioni. “L’AIEA – rendeva noto un comunicato – è in cerca di chiarimenti sulla natura e sulle conseguenze del fuoco. L’AIEA continua a chiedere informazioni sullo stato di tutti i lavoratori, reattori e combustibile esaurito presso l’impianto di Fukushima Daiichi”. Punti non ancora chiariti. L’agenzia si dice preoccupata. I lavoratori della centrale continuano a combattere ininterrottamente. Iniettano acqua di mare per raffreddare i reattori 1,2 e 3. Pochi sono ottimisti su cosa succederà domani.
DONATO DE SENA da http://www.giornalettismo.com/
Da controlacrisi.org
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