4 dicembre 2010. Acqua in movimento
Il popolo dell’acqua è tornato in piazza ed è stata una giornata straordinaria.
Cortei, happening, feste e presidi hanno attraversato tutti i capoluoghi di regione e decine di città.
Un fiume di iniziative plurali, allegre e determinate che hanno incrociato le esperienze di lotta sui beni comuni, il movimento degli studenti, il mondo della cultura e la cittadinanza tutta.
Oltre 1,4 milioni di donne e uomini hanno firmato la richiesta di tre referendum per l’acqua nella scorsa primavera. Tale successo ha spaventato a tal punto i poteri forti centrali e le lobbies territoriali da spingerli ad accelerare i processi di privatizzazione in atto, in modo da far trovare il popolo italiano di fronte al fatto compiuto al momento del referendum.
Per questo le piazze di ieri hanno chiesto a gran voce un’immediata moratoria su tutti i processi di privatizzazione e il diritto di voto sui referendum per l’acqua nel 2011.
Per un’elementare questione di democrazia e di rispetto della volontà popolare, concetti sconosciuti da chi pensa che l’unico metro di misura della vita delle persone sia l’indice di Borsa e l’adeguata remunerazione dei capitali investiti.
Nelle strade e nelle piazze di ieri il popolo dell’acqua aveva l’allegria di chi parla di futuro e la determinazione di chi vuole cambiare il presente e sa che ogni diritto va conquistato, con la radicalità dei propri contenuti e con la capacità di comunicarli a tutte le donne e gli uomini di questo Paese : il referendum è un diritto democratico e nessuna crisi di governo o manovra legislativa potrà sottrarlo alla disponibilità delle persone. Perché su ciò che a tutti appartiene, tutte e tutti dobbiamo poter decidere.
Il popolo dell’acqua sceso ieri nelle strade e nelle città di questo Paese si è anche direttamente e idealmente collegato con le mobilitazioni che, a Cancun e in ogni parte del mondo, hanno affermato che c’è un solo modo di intervenire sul cambiamento climatico : dare la parola ai popoli e sottrarre le decisioni alle grandi multinazionali e ai poteri forti del capitale finanziario mondiale.
Perché chi ha creato il problema non può essere parte della soluzione e perché occorre cambiare il sistema partendo dalla giustizia sociale e ambientale e dalla riappropriazione collettiva dei beni comuni, a partire dall’acqua, bene essenziale alla vita delle persone e del pianeta intero.
Una grande giornata di mobilitazione che non ha bisogno di sedute parlamentare per dare la sua completa sfiducia ad un governo indecente, perché la sua fiducia l’ha già riposta dentro la capacità delle persone di riprendersi il futuro, di riaprire lo spazio pubblico della partecipazione, di socializzare la speranza.
Perché, ancora una volta, si scrive acqua e si legge democrazia.
Marco Bersani
Attac Italia
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