La dichiarazione di Barbero, fatta sulle colonne de "la stampa" durante un’intervista hanno creato scalpore e polemiche. In quell'intervista il famoso storico sosteneva che uomo e donna sono diversi da un punto di vista genetico, e le ragioni di una condizione del genere femminile subalterno a quello maschile vanno ricercate in questa diversità. Questa affermazione, secondo il mio modo di vedere, sembra scontata e perfino banale. Certo è che Barbero non voleva certo essere banale, né superficiale, tantomeno considerare il genere femminile inferiore a quello maschile. Ma dire che la condizione della donna, in molti casi, ancora oggi sia condizionata da tanti preconcetti, è sostanzialmente vero. La forza fisica più accentuata nel corpo maschile determina spesso questa condizione. Certo una condizione da superare con la forza intellettuale, con la ricerca del pensiero, con la ricerca di una cultura che si libera da qualsiasi condizionamento. Storicamente le religioni hanno sempre cercato di creare divisioni fra i generi, finendo per privilegiare una gretta cultura maschilista, che si è resa egemone basandosi proprio sulla forza fisica. Ma può l'essere umano regolare i propri rapporti sociali su questo misero concetto? Credo invece che sia l'intelletto a creare le condizioni di un'umanità progressista che ricerca l'uguaglianza di genere e non la supremazia di uno sull'altro. Ma Barbero ha ragione, la natura ha creato due generi diversi geneticamente, e ciò che rende competitivo e conflittuale questo dualismo, anziché elevarlo a completamento del genere umano, è una cultura antistorica e anacronistica. Le conquiste del 900 sono state frutto di lotte acerrime, di tragedie, di veri drammi umani. Il film "Miss Marx", che narra la tragica vita di Eleanor Marx, figlia di Karl, ci racconta le origini del femminismo, le condizioni di schiavitù un cui vivevano le donne, soprattutto proletarie, di fine ottocento e del primo Novecento. Per uscire da questa prigionia non è stato semplice e infinite lacrime di dolore, tanto sangue, sono state versate. Ma anche qui, anche nella nostra epoca modernamente opulente, ci accorgiamo che la non cultura maschilista stenta a morire. Dal ventennio fascista, dove le donne erano fuori da ogni campo culturale, rinchiuse in una sorta di prigionia "familiare", dove erano considerate essenzialmente madri e non donne, ad oggi, vediamo come il prevalere del genere maschile si basi soprattutto su questa pseudo cultura maschilista. Una cultura bel espressa e raccontata nel film "una giornata particolare" di Ettore Scola, dove descrive perfettamente la solitudine delle donne, la lotta alla diversità, il trionfo della mediocre “normalità”.  Ma ancora oggi la destra politica non si allontana da questo pensiero. E secondo me è da qui che dobbiamo partire per capire l'atroce violenza che ogni giorno una donna subisce. E qui il nostro grido deve essere forte, più forte del dolore che provoca a vittime innocenti. L'orgoglio maschile a volte è tragico e provoca tragedia. Le donne hanno conquistato spazi enormi, le differenze di genere sono diminuite ed in alcuni casi azzerati. Ma la cultura del possesso, alimentata da questa forza bruta, ancora rende l'uomo bestiale. E ancora dobbiamo percorrere tanta strada per arrivare all'uguaglianza totale dei diritti fra generi. "Mentre noi pensiamo, le donne sentono", così diceva Antony Qeen al fidanzato di sua nipote, mentre insieme ed alticci cantavano una serenata alla rispettiva moglie ed alla rispettiva fidanzata, nel fil “il profumo del mosto selvatico”.

Attilio Gambacorta

Associazione culturale Umbrialeft

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