25 aprile, Gambacorta: ricordare il Partigiano Italo per difendere la storia
La guerra di Liberazione per molti è un fatto marginale, non rappresenta più l’atto fondativo della nostra Repubblica.
Sono molti a giudicare quel periodo storico come una sopraffazione dei vincitori sui vinti, ad equiparare partigiani e repubblichini, in nome di una immotivata ed antistorica “pacificazione nazionale”.
Le differenze sono notevoli: c’era chi lottava per la libertà e chi per il nazifascismo.
La memoria spesso è soggettiva e non va confusa con la Storia che è oggettiva. La cronaca, che non è storia, è condizionata dal dibattito politico, e questo dagli interessi di parte.
Il vero obiettivo di questo revisionismo storico è la nostra Carta Costituzionale che come disse Calamandrei nacque nelle montagne dove tanti giovani lottavano per la pace, il progresso, la democrazia, l’uguaglianza.
La Brigata "Francesco Innamorati" fu una formazione partigiana operante nei dintorni di Perugia tra il novembre del 1943 e il marzo del 1944, inquadrata nelle Brigate Garibaldi.
La volontà di organizzare un movimento partigiano per la lotta armata contro i nazifascisti, sull'esempio delle bande nate nel resto Dell’Umbria lungo tutta la dorsale appenninica, è nella zona di Perugia per lungo tempo frustrata dalla situazione politica locale; caratterizzata da una scarsa unità di vedute delle forze antifasciste locali, dove a prevalere era una linea attendista; e una presenza del potere fascista ben radicato e organizzato, essendo la città capoluogo di regione e sede del prefetto Armando Rocchi.
Un gruppo di giovani cresciuti alla scuola di Aldo Capitini tra i quali Riccardo Tenerini, avvicinatosi poi alle posizioni del PCI, decise di salire in montagna nell'autunno del 1944, installandosi sul Monte Malbe.
I primi mesi della formazione furono difficili, causa la scarsità di uomini, equipaggiamenti ed esperienza militare di guerriglia, nonché contrasti con la stessa dirigenza clandestina del PCI perugino. A inizio di gennaio del 1944, i partigiani si spostano nelle campagne e sui colli della piana del Tevere, tra Deruta e Torgiano. La formazione assume il nome di Brigata Francesco Innamorati, in onore del dirigente comunista folignate, Francesco Innamorati, caduto il 4 gennaio del 1944 durante un'azione tedesca contro la IV Brigata Garibaldi.
In pochi mesi arrivò a contare circa 150 uomini, e moltiplicò le azioni di distribuzione degli ammassi alla popolazione civile e le azioni di sabotaggio. Si trovò a operare a contatto con una piccola formazione di Giustizia e Libertà, la Brigata Leoni, operante anch'essa nei dintorni di Deruta. A seguito di un'azione della Brigata Leoni, il 6 marzo 1944 la zona fu rastrellata dalle truppe tedesche. La Brigata Innamorati e la Brigata Leoni riuscirono a sganciarsi evitando grosse perdite, ma furono costrette allo sbandamento. Tra i partigiani catturati vi furono lo studente azionista Mario Grecchi, gravemente ferito, curato e fucilato alcuni giorni dopo, decorato poi con la medaglia d’oro al valor militare e Pasquale Tiradossi (torgianese) fucilato a Perugia il 06.04.1944.
Diversi membri della Brigata confluirono in altre formazioni partigiane, come Dario Taba "Libero", che diventò commissario politico della Brigata San Faustino – Proletaria d’Urto, della quale faceva parte Italo Vinti, che abbiamo avuto come ospite a Torgiano in un incontro con le scuole nell’aprile del 2008, facendo delle importantissime testimonianze di quella che è stata la lotta Partigiana ed il ruolo che le donne svolsero in questa lotta. Nei giorni immediatamente anteriori alla liberazione di Perugia, molti giovani antifascisti e reduci della Brigata Innamorati e della Brigata Leoni costituirono la Brigata Mario Grecchi, che operò in città fino all'arrivo delle truppe alleate, il 20 giugno del 1944.
Questa è la storia, queste sono le radici della nostra Italia.
Italo Vinti fu uno dei protagonisti, un giovane che aveva a cuore la libertà ed il progresso per tutte le donne e per tutti gli uomini. Per questi ideali dedicò tutta la sua vita, ideali che seppe trasmettere ai suoi figli che a loro volta hanno coltivato con passione e dedizione.
Ricordare, quindi, il Partigiano Italo, oltre al ricordo della sua vicenda umana, significa anche difendere la storia contro ogni tipo di revisionismo, difendere le idealità nelle quali aveva creduto e vissuto con intensa passione.
Attilio Gambacorta
Associazione Culturale Umbrialeft
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