Il 2024 è stato un anno estremamente difficile per le Alpi e i ghiacciai.

A gravare sullo stato di salute dei giganti bianchi, sono soprattutto la crisi climatica e le temperature record di questa estate che hanno annullato i benefici delle nevicate tardive della scorsa primavera, oltre ai 146 eventi meteo estremi che hanno colpito l’arco alpino da gennaio a dicembre.

Lo riportano i dati del 5° report della nostra Carovana dei ghiacciai presentato oggi a Roma in occasione della Giornata Internazionale della Montagna e realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano e CIPRA Italia. 

Emblematico il caso del Ghiacciaio Adamello, che quest’anno ha registrato una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri ed effetti della fusione fino a 3100 m di quota. Non se la passano bene neanche il ghiacciaio del Careser, con 190 centimetri in media di perdita di spessore e i Ghiacciai della Vedretta Lunga e della Vedretta di Ries in Alto Adige, con una perdita di spessore sulle lingue tra il metro e mezzo e i due metri.

Ignorare quanto sta accadendo in alta quota significa esporre il Pianeta a rischi insostenibili. É necessario definire al più presto una road map europea che metta al centro montagne, ghiacciai e biodiversità per promuovere una gestione efficace e una protezione adeguata delle aree montane fragili ma importanti e degli ecosistemi.

In questa partita è importante che l’Italia faccia la sua parte: i ghiacciai alpini sono tra gli ambienti protetti dalla Direttiva Habitat, che li identifica come “Ghiacciai Permanenti”. Non dobbiamo dimenticarci che dei 123 siti di importanza comunitaria che al loro interno possiedono ghiacciai, il 50% si trova nel nostro Paese!

Così si legge in una nota diffusa da Legambiente 

Condividi