di Cronache Ribelli

Aprile 1945: la guerra, in Europa, stava volgendo al termine. Le truppe USA e gli Alleati avanzavano da Ovest, quelle sovietiche da Est, direzione Berlino. I soldati scoprivano, con orrore, la presenza di decine di campi di prigionia dove i detenuti versavano in condizioni indicibili. Emergeva la tremenda realtà dei campi di concentramento nazisti, dove erano stati rinchiusi milioni di ebrei ma anche numerosi oppositori politici, Rom e Sinti, Testimoni di Geova e infine omosessuali.
Le autorità naziste rafforzarono, nel 1935, una legge già presente - il “paragrafo 175” - che condannava l’omosessualità in Germania. Circa centomila persone vennero arrestate nei dieci anni successivi, la metà condannata, circa diecimila persero la vita nei campi di concentramento (ma le cifre sono molto incerte, anche per i motivi che spiegheremo di seguito).
L’11 aprile del 1945 le truppe statunitensi arrivano nei pressi del campo di Buchenwald, situato nella Germania centrale, poco distante da Weimar: si trattava di un campo che ospitava circa settecento deportati omosessuali. Nei giorni precedenti i soldati di guardia erano ormai fuggiti e i detenuti organizzarono il campo in autogestione fino all’arrivo degli Alleati. La gioia che seguì la liberazione di Buchenwald fu immensa per migliaia di prigionieri: ma per centinaia di omosessuali i festeggiamenti sarebbero durati poco. Terminata la guerra, infatti, il "paragrafo 175” non venne abrogato. Molti dei detenuti dal “triangolo rosa” vennero costretti a continuare il loro periodo di detenzione nelle prigioni tedesche. Insomma, tutti i prigionieri dei campi di concentramento e sterminio vennero liberati, fatta eccezione degli omosessuali.
Quando, negli anni successivi, si iniziò a parlare di compensazioni ai deportati, i “triangoli rosa” rimasero fuori da ogni possibile risarcimento e persino commemorazione. Anche chi era riuscito ad evitare il carcere dopo il 1945, si ritrovava in gravi difficoltà dovute all'iscrizione nel casellario giudiziario che, nel caso degli altri deportati, era stata eliminata subito dopo la fine della guerra. 
Molti dei sopravvissuti, quindi, morirono senza aver ricevuto nessun risarcimento e con addosso ancora il marchio di criminali. Il paragrafo 175 rimase in vigore ancora a lungo. A partire dagli anni Sessanta iniziò a essere depotenziato dalle autorità della Germania occidentale, ma la sua cancellazione definitiva arrivò solo nel 1994. Nel 2002, infine, una legge tedesca concesse il “perdono” agli omosessuali arrestati durante il regime (pur non menzionando la repressione successiva al 1945). Le ultime leggi promulgate per regolamentare i risarcimenti - quasi tutti indirizzati ai familiari delle vittime, ormai decedute - risalgono addirittura al 2017. 

 

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