La “tela dello scandalo” di Merisi su cui una pia confraternita lucrò 30 scudi
di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Questa tela raffigura “la Madonna dei Palafrenieri”, eseguita nel 1605 dal Caravaggio (1571-1610), cioè Michelangelo Merisi.
Quale modella di Maria il pittore fece posare una delle sue “fiamme” (“donna del Caravaggio”, viene definita in un documento giudiziario) Maddalena 'Lena' Antognetti, romana, prostituta d'alto bordo (come sua sorella Amabilia) e il suo figlioletto nella parte di Gesù.
Per questa donna, Caravaggio avrebbe aggredito - a fine luglio 1605, in un vicolo in zona di piazza Navona - un giovane notaio, Mariano Pasqualone, funzionario del vicario papale, da cui era stato denunciato (per una ferita di colpo di spada alla testa, con conseguenza di “grande effusione di sangue”).
I committenti, i membri della Confraternita dei Palafrenieri Pontifici, rifiutarono l'opera sia per motivi religiosi (si disputava tra cattolici e protestanti su chi avesse dovuto schiacciare il serpente), sia perché riconobbero il volto di Lena, ben conosciuta a Roma (frequentava alti prelati e persino cardinali), sia per suo figlio (il piccolo Gesù) di cui si ignorava il padre e troppo grande per essere ritratto nudo, sia, ancora, per la scollatura troppo osé della Madre di Dio.
Il quadro dello scandalo, che avrebbe dovuto essere collocato nella cappella della confraternita in San Pietro, venne così spostato prima nella chiesa di Sant'Anna dei Palafrenieri e poi ceduto al cardinale Scipione Borghese, gran collezionista e mecenate.
Era stato pagato 70 scudi e fu rivenduto a 100: sarà risultato davvero scandaloso, tuttavia la confraternita ci lucrò sopra trenta scudi.
Oggi è esposto nella Galleria Borghese.
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