Gli “strani casi” delle “parlamentarie”
Di Ciuenlai
PERUGIA - Di primarie si può anche morire. Quello che sta succedendo in questi giorni in Umbria e in diverse regioni d’’Italia, dimostra che l’abuso di qualsiasi strumento può mettere in discussione anche importanti possibilità di partecipazione popolare alle scelte. Un esempio in tal senso sono state le “parlamentarie” del centrosinistra. Invece della propagandata risposta agli elenchi di “nominati” del porcellum, sono state soltanto il mezzo per superare la ormai cronica incapacità e impossibilità dei gruppi dirigenti di costruire, proporre e sostenere una lista. Un mezzo per regolare i conti tra le varie correnti e i vari personaggi. I numeri parlano chiaro. Siamo nell’orbita degli apparati. In Italia e in Umbria hanno votato poco più degli iscritti alle forze politiche di riferimento. Dunque sono state un fatto molto più interno (anche per le regole restrittive su candidature e votanti) che esterno. Insomma roba da “truppe cammellate” e affini. Da qui i sospetti, i veleni, i ricorsi, le dimissioni, le accuse e le tante anomalie sparse qua e là per il territorio. E allora dagli alle 1981 preferenze su 2.404 partecipanti di Giulietti ad Umbertide, che possono anche essere troppe, anzi sono decisamente troppe, ma che almeno sono state date ad uno che gli abitanti della “Fratta” conoscono benissimo, perchè è il loro sindaco. Ma forse non si può dire la stessa cosa dei 565 voti di Gualdo Cattaneo dati alla giovane tifernate Anna Ascani.
I suoi avversari “malignano” che in quel comune la conoscesse sola una persona : quella che l’ha fatta votare agli altri 564. Da qui il sospetto che qualcuno abbia praticato il famoso voto di scambio. E’ buffo questo Pd. Prima fa le barricate contro tutte le proposte di legge elettorale che si basano sulla elezione con preferenze. Poi, per le parlamentarie, addirittura ricasca in quell’obbrobrio della prima repubblica chiamato multipreferenza (contro il quale è stato indetto e vinto uno specifico referendum). L’aver concesso la possibilità di esprimere due voti, uno per un uomo e l’altro per una donna, ha generato la corsa alle accoppiate e al voto di scambio tra i diversi candidati. Voto di scambio che, secondo alcuni, non avrebbe coinvolto solo i candidati ma anche i partiti. Una inchiesta giornalistica fatta il giorno delle votazioni, ha dimostrato che nei seggi di Foligno si poteva tranquillamente votare sia ai tavoli del Pd che a quelli di Sel, allestiti (unico caso in Umbria), nella stessa sede.
Naturalmente la possibilità non vuole dire che sia accaduto. Ma mi sorprende che i tanti ricorrenti si siano attaccati a tutto, meno che a questo. Basterebbe chiedere agli organismi di garanzia il controllo degli elenchi dei votanti di Pd e Sel in quei seggi per verificare se c’è qualcuno che ha fatto uso del doppio voto e, se si, quanti sono stati a farlo. Perché votare la Ascani a Gualdo o Giulietti a Umbertide non è irregolare (a meno che si provi che c’è gente che è stata registrata senza essere andata al seggio), ma esprimere la preferenza per due diverse forze politiche si. Adesso, visto il polverone che si è alzato, sono in tanti quelli che stanno cercando di metterci una pezza. La soluzione più cliccata sarebbe quella di abbassare il numero dei catapultati da Roma da 4 a 3. Ma i rumors provenienti dalla capitale parlano di una quota intoccabile e, al massimo, ritoccabile solo verso l’alto e non verso il basso. Oltre a Epifani, la Ginetti, Rometti e La Sereni, in giro c’è la mina vagante Verini. Se non trovano il modo di ficcarlo in uno di quei collegi “contieni tutto” di Roma, c’è il rischio che il listino Bersani lo ricatapulti in Umbria o al posto di Epifani (dirottato altrove) o, addirittura, come quinto “nominato” dalla Direzione. Sarebbe il terzo altotiberino nella lista protetta, con la concreta possibilità che a rimanere esclusa possa essere Valeria Cardinali. E non sarebbe cosa da poco perché , credo per la prima volta, il capoluogo di questa parte politica, non avrebbe una rappresentanza Parlamentare. A riprova che Perugia non ha una classe dirigente che gode di “buona stampa” nel Pd.
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