PERUGIA - “La storia tragica di Gianluca e Flavio ci insegna che questi ragazzi nonostante l’errore commesso sarebbero forse ancora qui se solo avessero chiesto aiuto e avuto gli strumenti per capire cosa gli stava accadendo. Si è invece preferito colpevolizzare i giovani, le famiglie o ragionare sull’orientamento politico dello spacciatore, della droga nei locali, o nei centri sociali. Il punto, purtroppo, è che se c’è un’offerta è perché esiste una domanda impressionante che taglia trasversalmente la società: ricchi, poveri, giovani, adulti, destra, sinistra”.

Così il consigliere regionale Thomas De Luca (M5S) che spiega di aver atteso “la fine delle esequie di Gianluca e Flavio per condividere una riflessione aperta e laica sul tema delle dipendenze. Non sempre le maglie della repressione e della prevenzione sono risolutive. Per questo è fondamentale ridurre i danni ed evitare che chi sbaglia paghi con la vita i propri errori”.

Secondo De Luca “per un genitore è spontaneo dire ad un figlio di non drogarsi, ma è altrettanto importante imparare a dire: ‘Se fai una sciocchezza non avere paura di chiedere aiuto’. Un messaggio semplice e chiaro, perché per quanto una famiglia sia attenta e presente ci sono troppi fattori che possono portare un giovane a ‘sperimentare’ l’effetto di una sostanza. Parlare di certe cose è diventato un tabù. Mentre la droga scorre a fiumi su ogni brano della nostra società – aggiunge De Luca -, incluso il mondo della politica, lasciamo che siano film, serie tv o canzoni a plasmare la percezione dei giovani rispetto al mondo delle droghe. Per gran parte della classe politica, ogni parola in più rispetto a ‘la droga fa male’, rappresenta un'istigazione al consumo. Questo atteggiamento respingente isola sempre di più chi avrebbe bisogno di punti di riferimento ed informazioni utili a comprendere che le sostanze possono avere degli effetti non desiderati di cui bisogna essere consapevoli”.

“In passato nella città di Terni – evidenzia De Luca - questi punti di riferimento esistevano. Persone che in più occasioni hanno evitato ai giovani di compiere errori fatali, grazie semplicemente alla presenza discreta e autorevole nei luoghi di aggregazione e a una campagna di informazione costante. Perché i servizi ci sono e funzionano, ma troppo spesso i giovani hanno timore ad avvicinarsi ad essi con serenità. Oggi più di ieri è fondamentale che qualcuno elimini le barriere che dividono strada e servizi. Progetti di eccellenza che in altri comuni dell’Umbria vanno avanti, ma che a Terni non hanno trovato continuità. Non è più sostenibile – avverte - la posizione di chi ritiene che le politiche sulle dipendenze si possano basare solamente sulla repressione, sulle telecamere, sul recupero in comunità e su interventi nelle scuole in cui si va a dispensare consigli non richiesti senza calarsi nella realtà che le nuove generazioni vivono”.

“Tra la repressione e la comunità terapeutica – prosegue De Luca - c’è la necessità di investire nella prevenzione primaria e secondaria: per evitare che le persone entrate in contatto con le sostanze diventino dei consumatori abituali, e per ridurre il danno. Perché gli errori non si possono pagare con la vita, e quello che è successo a Flavio e Gianluca e alle loro famiglie può accadere a tutti noi. Oggi è diventata palese la necessità di aprire le istituzioni ad un confronto con chi opera in prima fila nei servizi o nel settore, comprendere le criticità e affrontarle in modo scientifico e non ideologico. Servono servizi uniformi su tutto il territorio regionale, servono fondi per finanziare politiche giovanili di prevenzione e riduzione del danno. E soprattutto è fondamentale – conclude - che questo tema esca dalla campagna elettorale permanente in cui lo hanno relegato alcune forze politiche”. 

 

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