PERUGIA – L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha approvato questa mattina all’unanimità la proposta di risoluzione che chiede alla Giunta di attivarsi nei confronti del Governo per ottenere una maggiore autonomia regionale. L’atto di indirizzo, elaborato dall’Esecutivo di Palazzo Donini e modificato in Commissione, è stato illustrato in Aula da Andrea Smacchi (presidente dalla Prima commissione). L’implementazione dell’autonomia regionale dovrebbe riguardare materie quali: beni culturali e paesaggio, ambiente, governo del territorio, turismo, diritto allo studio, formazione ed istruzione, università, sviluppo economico, sanità e welfare. Nel dibattuito sono intervenuti: Ricci (Misto-RP/IC), Morroni (FI), Mancini (Lega), Carbonari (M5S), Rometti (SeR), Chiacchieroni (PD), Bartolini (assessore), Marini (presidente Giunta).

Nella sua RELAZIONE, Smacchi ha evidenziato che “la Giunta, attraverso un documento predisposto dall’assessorato alle riforme istituzionali, ha avviato la discussione per negoziare con lo Stato l’attribuzione alla Regione Umbria di ulteriori forme e condizioni di autonomia legislativa, amministrativa, finanziaria e fiscale. Si vorrebbe costruire un percorso condiviso con Toscana e Marche, che potrà essere successivamente allargato anche al Lazio, e dunque istituire un Tavolo di lavoro unitario per il confronto con il Governo nazionale. Un confronto al quale, con l’approvazione dell’emendamento Smacchi – Carbonari (M5S) accolto dalla Giunta e dalla Commissione, parteciperanno la presidente della Giunta e dell’Assemblea, il presidente e il vice presidente della I Commissione.

L’articolo 116 della Costituzione – ha spiegato Andrea Smacchi – prevede che le Regioni possano ottenere una maggiore autonomia su materie quali beni culturali e paesaggio, ambiente, governo del territorio, turismo, diritto allo studio, formazione ed istruzione, università, sviluppo economico, sanità e welfare. L’Umbria rispetta le condizioni poste dallo Stato per vedere ampliata la propria autonomia: ha i conti in ordine ed ha l’obiettivo di creare una Amministrazione più semplice e competitiva, mettendo l’autonomia come leva dello sviluppo e della semplificazione, senza minare il fondamento dell’unità giuridica ed economica della Nazione. L’autonomia dovrà riguardare le eccellenze del territorio in modo che la concessione di nuove funzioni porti a risultati tangibili, misurabili nel breve periodo, in termini di sviluppo culturale ed economico della Comunità regionale. Gli obiettivi programmatici individuati sono stati: la grande bellezza (beni culturali), la leva del sapere, la salute, la protezione civile e la prevenzione sismica. A cui si sono aggiunti, grazie ad una proposta di emendamento del consigliere Roberto Morroni (FI), il commercio con l’estero, la ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi, la previdenza complementare e integrativa.

GLI INTERVENTI

Claudio RICCI (Misto-Rp/Ic): “IL REGIONALISMO DEVE RIPRENDERSI UN RUOLO DI MAGGIORE RILEVANZA - Si tratta di un atto particolarmente qualificante della legislatura e conferma l’ampiezza della nostra Costituzione che, in alcune parti, deve ancora trovare la piena attuazione. Una maggiore autonomia significherebbe una maggiore semplificazione, ma anche maggiore controllo del territorio. Tutti siamo chiamati a sostenere percorsi che dovranno accompagnare un importantissimo negoziato. È previsto un raccordo con la Regione Marche, ma dobbiamo guardare con attenzione anche alla Toscana e al Lazio. Si tratta di quattro regioni che andranno a configurare una prossima riflessione sul tema delle macroregioni, chiamate ad essere ‘agenzie’ di sviluppo sul territorio come interlocutore tra l’Europa e lo Stato nazionale. Importante la valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio. Insistere sul tema della regionalizzazione dei fondi per le imprese. L’innovazione deve essere legata alla formazione rispondendo nel modo giusto alle esigenze delle imprese. Bene anche la richiesta di maggiori livelli di flessibilità nella gestione del fondo sanitario nazionale, auspicando un maggiore dialogo tra le varie componenti della sanità regionale. Altro tema qualificante è rappresentato dalla semplificazione amministrativa. La sburocratizzazione è una delle priorità dei cittadini. Il regionalismo deve riprendersi un ruolo di maggiore rilevanza, come fu immaginato alla fine degli anni ‘70. Oggi sta cambiando il ruolo delle Regioni, chiamate ad assumere sempre più un ruolo non solo legislativo, ma organizzativo”.

Roberto MORRONI (FI): “BENE IL REGIONALISMO DIFFERENZIATO CHE RIFIUTA UN AUTONOMISMO ASTRATTO PUNTANDO SUI TRATTI PECULIARI DEI TERRITORI - Questo tema rappresenta un’occasione di rilevanza straordinaria per la nostra regione, e tutti siamo chiamati a partecipare con rigore, responsabilità ed impegno. Il rafforzamento dell’autonomia locale è irrinunciabile. Siamo chiamati ad un lavoro maturo e responsabile. La bontà della strada imboccata dalla Regione ha trovato conferma nel dibattito in Commissione. Bene il regionalismo differenziato che rifiuta un autonomismo astratto puntando sui tratti peculiari dei territori. Nel contempo dobbiamo guardarci intorno per sviluppare una piattaforma congiunta con realtà limitrofe, pensando chiaramente alla Macro Regione. Bene il tema del residuo fiscale, del regionalismo solidale, come pure di una Repubblica unica ed indivisibile. Dobbiamo lavorare affinché si possa guardare all’Umbria come terra di opportunità. Si deve puntare sulla internazionalizzazione delle nostre imprese. Acquisire capacità di attrazione ed aprirsi ad opportunità che arrivano dall’esterno. Puntare su ricerca ed innovazione coscienti che siamo all’interno di una rapida rivoluzione della digitalizzazione che in breve tempo invaderà ogni campo di vita. La Regione deve agire poi in maniera più diretta sulla previdenza complementare integrativa. Siamo in uno squilibrio demografico drammatico e quello che ci attende nei prossimi 25 anni è già delineato ed è immutabile e che ci porterà ad una persona su tre over 65. Per crescere, sfidando le immancabili difficoltà puntando su nuove opportunità, serve coraggio politico, ambizione per creare percorsi stimolanti utili a rendere la comunità umbra sempre più consapevole e responsabile”.

Valerio MANCINI (Lega): “L’UMBRIA PER UNICITÀ STORICA E CULTURALE HA TUTTE LE PECULARIETÀ PER RAGIONARE PER CONTO PROPRIO - Stiamo parlando di un tavolo complesso che porta verso processi normativi legati ad una maggiore autonomia. Il documento è condivisibile. Ho apprezzato alcune affermazioni a mezzo stampa della presidente Marini. L’Umbria per la sua unicità storica e culturale ha tutte le peculiarità per ragionare per conto proprio. Gli umbri hanno enormi capacità in ogni settore, ma spesso rimangono inespresse. Seppure il documento ci sembra un po’ ‘timido’ è comunque importante dargli seguito. Non sono d’accordo sul non parlare del residuo fiscale. Quanto ha prodotto la crisi può diventare un elemento di condivisione e solidarietà. Va ricordato che i tentativi di riforma partiti dall’alto, su tutti quella del ex ministro Delrio è stata negativa e che ha smontato il sistema operativo locale. Perché le Province rappresentavano il braccio operativo delle Regioni. Oggi servono riforme vere. In merito all’educazione nelle scuole, l’Umbria potrebbe vantare la conservazione delle tradizioni. Capire meglio la propria provenienza aiuta ad essere più forti e capire meglio dove si vuole andare. Sul documento, come gruppo della Lega, esprimiamo parere favorevole”.

MARIA GRAZIA CARBONARI (M5S): “Positivo ciò che prevede l’articolo 116 che prevede per le Regioni virtuose la possibilità di maggiore autonomia, ma il dubbio è se ci sono le risorse. BENE UNA MINORE BUROCRAZIA MA LA VERA AUTONOMIA SI PUÒ AVERE SE C’È UN RESIDUO FISCALE POSITIVO E NON SI PUÒ DIRE CHE NOI CE L’ABBIAMO. Quindi le linee di principio sono giuste ma non capisco come le realizzeremo. Siamo favorevoli alla sussidiarietà, alla vicinanza tra amministrazione e cittadini, ma manca l’elemento principale: senza risorse niente autonomia, anche se la speranza è che l’Umbria riparta con iniziative serie in campo economico, sulle politiche attive del lavoro. Voteremo favorevolmente e poi in concreto vedremo”.

SILVANO ROMETTI (SER): “Veniamo da anni di invocato federalismo, un percorso travagliato, quasi schizofrenico, ma non siamo passati federalismo, di fatto l’unica cosa che si è verificata è stata quella di smembrare le Province, per poi attuare una forma di recuopero del loro ruolo. SI DEVE AFFRONTARE IL TEMA DELLE REGIONI A STATUTO SPECIALE, l’Umbria ha tutto da perdere dal mantenere 12milioni di cittadini che si trattengono l’85 per cento della fiscalità mentre noi solo il 15. Comunque è un passo avanti su materie importanti, ad esempio è fondamentale occuparsi da vicino e in maniera appropriata dei beni culturali. Speriamo sia la volta buona, l’Umbria ha le carte in regola per avviarsi a un neo-regionalismo solidale, aperto a future collaborazioni”.

GIANFRANCO CHIACCHIERONI (PD): “La discussione sul profilo delle Regioni deve RECUPERARE UN TEMA CHE ERA COMPRESO NEL REFERENDUM, VALE A DIRE LA POSSIBILITÀ CHE SIA DIRITTO E DOVERE DELLO STATO INTERVENIRE SU QUEGLI AMBITI CHE NON DANNO COME RISULTATO L’UNIVERSALITÀ DEI DIRITTI DI TUTTI I CITTADINI, perché le cose non vanno in tutte le regioni allo stesso modo. Basta guardare alla sanità: ci sono regioni dove le prestazioni sono effettuate altrove e il Governo deve garantire politiche equivalenti come efficacia anche se con obiettivi diversi, anche considerando che portare all’estremo il federalismo impedisce di fatto la sussidiarietà. Quindi nella futura discussione con il Governo e le altre Regioni ci dovrà essere un richiamo alla concertazione anche sui temi di competenza regionale, affinché il Governo centrale colmi le lacune. Vale anche per le Regioni a Statuto speciale, una questione ormai anacronistica e di competenza dello Stato. Si dovrà discutere di tutto, non andare allo scontro con altre Regioni, ma i rapporti dovranno essere almeno simili”.

Antonio BARTOLINI (ASSESSORE): “DIBATTITO POSITIVO CHE, SIA PUR CON TONI E TAGLI DIVERSI, CONTRIBUISCE A FAR ANDARE AVANTI QUESTA INIZIATIVA. Siamo di fronte a nuova stagione del regionalismo. E le regioni, oggi, sono uno strumento importante per l’attuazione delle politiche dell’Unione cui le materie indicate nella proposta di maggiore autonomie sono fortemente legate. Vogliamo una maggiore autonomia per programmare e attuare meglio ciò che viene concertato con la Commissione europea nelle varie aree di finanziamento. Il consigliere Rometti ha ricordato che in ultimi anni si è andati prima verso una centralizzazione e ora, sembra, verso la direzione dell’autonomia. Un richiesta di differenziazione dell’autonomia che è largamente condivisa da gran parte delle regioni ordinarie. La questione della centralizzazione e dell’autonomia non sono necessariamente contrapposte. Dal 2001 con la riforma del titolo V si è prodotto un grande contenzioso tra Stato-Regioni. La differenziazione non risolve il problema ma contribuisce ad attenuarlo. Con la sentenza della Corte del 2016 si da l’indirizzo a Regioni e Stato di operare in leale cooperazione. Con la nostra proposta vogliamo attivare iniziative che facciano da collante, anche tra le altre regioni e con lo Stato centrale. L’Italia ha storicamente forti identità territoriali e regionali. L’uniformità di intervento della normativa centrale ha provocato problemi in alcune aree regionali per il diverso livello di performance in alcuni settori. La buona posizione della sanità umbra, ad esempio, il nostro essere regione benchmark ci vede applicati dei ‘condizionamenti’ operativi e finanziari (limiti spesa, personale etc) pensati per chi non ha performance positive. Altro esempio la semplificazione sismica che noi abbiamo raggiunto individuando soluzioni di grande qualità e appropriatezza e anche qui, grazie alla nostra esperienza, rivendichiamo autonomia. L’istruzione è un altro tema sul quale costruire una maggiore autonomia, per quella professionale in particolare per la realizzazione di Politecnici che mettano in sinergia varie esperienze. Importante la realizzazione di sinergie con le Regioni vicine su varie materie, uniformando norme e procedure. Sulla questione del residuo fiscale posta dalla consigliera Carbonari faccio rilevare che nonostante nostra regione non che siamo stati bravi ad ottenere ed utilizzare i residui fiscali di altre regioni. Per la nostra Assemblea legislativa una volta attuato l’allargamento dell’autonomia sarà necessario un adeguamento statutario, e poi avviare intese tra le altre Assemblee e organi di governo delle altre Regioni”.

CATIUSCIA MARINI (presidente Giunta regionale): “UN LAVORO DI SQUADRA ISTITUZIONALE NELLA TRATTATIVA CON IL GOVERNO, PER GARANTIRE UN BENEFICIO PER TUTTA LA REGIONE E LA COMUNITÀ UMBRA - Alcune regioni, soprattutto del centro nord, stanno portando avanti una nuova richiesta di autonomia. Dobbiamo oggi trasmettere alla comunità regionale un messaggio: questo percorso ha senso se attraverso il negoziato con il Governo potremo affrontare alcuni nodi strutturali della nostra regione. Ci sono alcuni temi che non possono essere affrontati per non uscire dal quadro dell’attuale Carta costituzionale. La Regione, nell’ambito delle sue materia, esercitando autonomia politica e programmatoria, può mettere in campo una azione rapida, decisa e misurata su alcune materie centrali, come l’istruzione, il governo del territorio, la sanità. Si dovrà fare un lavoro di squadra istituzionale nella trattativa con il Governo, per garantire un beneficio per tutta la Regione e la comunità umbra. Un negoziato che guarda al medio-lungo periodo, a prescindere dal colore delle legislature nazionali e regionali”.

GLI AMBITI DELLA NUOVA AUTONOMIA - SCHEDA

LA “GRANDE BELLEZZA”: titolarità o gestione (in via diretta o conferita ad altri enti) dei beni culturali statali presenti sul territorio regionale (musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche, complessi monumentali), al fine di superare l’attuale gestione accentrata ritenuta non più compatibile con un efficiente assetto delle competenze e con una adeguata allocazione di risorse finanziarie che occorre fiscalizzare, compreso il Fondo unico per lo spettacolo.

LA “LEVA DEL SAPERE”: strumenti, anche normativi, atti a realizzare un sistema unitario di Istruzione tecnica e professionale e di Istruzione e Formazione professionale; risorse necessarie a garantire il diritto dei giovani di scegliere se assolvere il diritto-dovere all’istruzione e formazione nel “sistema di istruzione” (di competenza statale) o nel “sistema di istruzione e formazione professionale” (ad oggi i trasferimenti ministeriali alle Regioni per la FP sono residuali, definiti annualmente e ripartiti su criteri che non permettono il pieno esercizio delle competenze esclusive); competenza legislativa per realizzare percorsi di formazione di tipo universitario per rispondere al bisogno dinamico di competenze del mondo del lavoro e del sistema economico produttivo regionale, accrescendo l'occupabilità dei giovani.

“PROTEZIONE CIVILE, prevenzione sismica, rigenerazione urbana e infrastrutture”: potenziamento del sistema regionale di protezione civile per lo svolgimento delle attività e dei compiti di cui all'art. 3 della legge “225/’92” (previsione e prevenzione dei rischi, soccorso delle popolazioni sinistrate ed ogni altra attività necessaria e indifferibile diretta al contrasto e al superamento dell'emergenza e alla mitigazione del rischio) e strumenti di finanziamento adeguati anche con la costituzione di Fondi regionali; formazione degli operatori; potenziamento della normativa e dei finanziamenti in materia di ricostruzione e rigenerazione urbana; competenza a disciplinare contenuti e condizioni per l’individuazione degli interventi edilizi e delle opere privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismici attribuzione del potere di ordinanza del presidente della Giunta regionale per eventi calamitosi di livello regionale. Acquisizione di competenze legislative e amministrative volte a superare la frammentazione amministrativa per la disciplina dei procedimenti in materia di edilizia, infrastrutture, impianti produttivi, per la regolarizzazione degli stati legittimi, per errori materiali o approssimazioni tecniche e della messa in sicurezza sismica; la definizione d’intesa con lo Stato di azioni e strumenti integrati e multidisciplinari finalizzati ad attivare processi strutturali, di rigenerazione urbana, la qualificazione del sistema delle infrastrutture ferroviarie e completamento della rete viaria principale a supporto del sistema produttivo, per un’elevata qualità dello sviluppo. Regionalizzazione delle risorse per l’attivazione di programmi di difesa del suolo e di mitigazione dei rischi idrogeologici.

“TUTELA DELL’AMBIENTE”: riconoscimento della potestà legislativa per norme di dettaglio nell'ambito della legislazione e della normativa tecnica statale finalizzate ad introdurre norme di semplificazione per il raccordo dei procedimenti con quelli di competenza regionale nonché a disciplinare l'organizzazione delle funzioni amministrative regionali; riconoscimento della competenza a emanare norme volte ad attribuire compiti di tutela dell’ambiente e di sicurezza territoriale alle proprie agenzie. Le agenzie agiscono nel quadro degli indirizzi normativi ed operativi stabiliti dalla Regione in coerenza con quanto previsto dal punto precedente; riconoscimento delle competenze amministrative, attuative e complementari, in materia di ambiente, attualmente esercitate a livello sovracomunale, nel territorio della Regione; riconoscimento di strumenti gestionali finalizzati a conseguire elevati livelli di tutela ambientale in una logica di azione continua e pluriennale con particolare riferimento all’esigenza di contrastare fenomeni di dissesto e inquinamento del territorio, di gestione delle acque per l’adattamento ai cambiamenti climatici e assicurare una più rapida e certa gestione dello stesso nell’ambito della governance stabilita dalla legge statale.

COMMERCIO CON L’ESTERO: strumenti legislativi e finanziari per incentivare e realizzare azioni in tema di internazionalizzazione del sistema produttivo, economico e commerciale delle aziende umbre, anche nella prospettiva dell’attrazione di ulteriori investimenti nel territorio regionale, compresa la possibilità di costituire idonee strutture finalizzate al perseguimento degli obiettivi suddetti anche in raccordo con le Camere di commercio, gli enti locali e le organizzazioni di rappresentanza delle imprese.

RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA E SOSTEGNO ALL’INNOVAZIONE PER I SETTORI PRODUTTIVI: trasferimento a livello regionale delle decisioni inerenti le politiche di sovvenzionamento pubblico della ricerca e dell’innovazione, riservando allo Stato solo quelle funzioni che richiedano una gestione centralizzata. Competenza rafforzata in materia di interventi a sostegno della ricerca industriale, del trasferimento tecnologico, nonché dei programmi delle imprese volti alla realizzazione e/o miglioramento di processi produttivi mediante l’innovazione tecnologica. Si richiede la regionalizzazione dei fondi per lo sviluppo delle imprese che abbiano un rilevante impatto a livello regionale e locale, individuando forme di intesa istituzionale tra Governo, Regione e Sistema camerale per l’attuazione delle misure fiscali e finanziarie a sostegno dell’impresa, dell’innovazione e della ricerca. Piena competenza e la correlata disponibilità di fondi in relazione all’istituzione e alla gestione di parchi scientifico-tecnologici.

PREVIDENZA COMPLEMENTARE E INTEGRATIVA: garantire la facoltà di promuovere e finanziare nel proprio territorio forme di previdenza complementare e integrativa.

COORDINAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA E SISTEMA DI ACQUISIZIONE DELLE ENTRATE: maggiore autonomia finanziaria nell’ambito dei vincoli finanza pubblica volta ad assicurare più opportunità di investimento sul territorio regionale, anche attraverso il riconoscimento dell’azione regionale nel contrasto all’evasione fiscale, con l’attribuzione alla Regione del maggior gettito derivante dall’attività di recupero; piena autonomia sulla disciplina dei tributi regionali (tassa automobilistica regionale); definire criteri applicativi, modalità e tempi, ai fini del ricorso all’indebitamento ed agli interventi di investimento da parte degli enti locali e della stessa Regione, realizzati attraverso l'utilizzo dei risultati di amministrazione degli esercizi precedenti, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica consolidati a livello regionale; definire le modalità di finanziamento delle competenze aggiuntive eventualmente assunte dalle regioni, così come previste dall'articolo 119 della Costituzione, e cioè "tributi propri", "compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibili al territorio", ed eventualmente "trasferimenti di natura perequativa".

GOVERNANCE ISTITUZIONALE: riconoscimento di competenze amministrative e legislative differenziate ai fini dell’accrescimento in capo alla Regione dei poteri di definizione del sistema istituzionale interno alla Regione Umbria, al fine di consentire la realizzazione di innovativi modelli di governance istituzionale, nonché riconoscimento della potestà regionale di procedere, d’intesa con le amministrazioni locali, anche ad una diversa allocazione di funzioni amministrative.

PARTECIPAZIONE ALLA FORMAZIONE E ALL’ATTUAZIONE DEL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA: potenziamento dei meccanismi di partecipazione alle decisioni dirette alla formazione degli atti legislativi e delle iniziative dell’Unione europea (fase ascendente) a seguito dell’acquisizione delle ulteriori competenze a favore della Regione”. 

 

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