“L'interruzone di gravidanza farmacologica torni in regime day hospital”
PERUGIA – Nella riunione odierna dell’Assemblea legislativa, all’interno della sessione ‘Question time’ i consiglieri Tommaso Bori e Simona Meloni (Pd) hanno presentato una interrogazione all’assessore alla Sanità, Luca Coletto in merito all’interruzione volontaria di gravidanza con metodica farmacologica, sottolineando l’opportunità di somministrare la RU486 in regime di ricovero in day hospital.
Illustrando l’atto Bori ha detto che “non potendo abolire un diritto lo avete reso inaccessibile, costringendo la donna ad un ricovero forzoso in ospedale. Al contrario di quello che sta accadendo in questi giorni in Toscana, dove la delibera che voi avete abolito viene applicata oggi. Si tratta di un grave e inaccettabile passo indietro che mina l’autodeterminazione della donna. La cosa che fa più effetto è coprire questa azione con la scusa della tutela della donna. Il vostro interesse è mettere sotto tutela la donna e rompere l’alleanza terapeutica tra ginecologo e donna. In Italia negli ultimi 10 anni non c’è stato alcun evento avverso all’assunzione della RU486. Se l’interesse fosse stato veramente la tutela della donna avreste potuto investire nel potenziamento dei consultori, del personale, nella contraccezione gratuita. Invece avete cancellato e rimosso un diritto rendendolo inaccessibile. In Umbria gli obiettori di coscienza tra i ginecologi sono 2 su 3, un’ampia maggioranza. Non c’è una base scientifica alla vostra scelta ma ideologica, dettata forse da qualche suggerimento romano. Noi saremo qui in Aula a lottare per ripristinare questo diritto, una modalità di accesso a un diritto presente in tutto il mondo. Il 5 per cento di interruzioni di gravidanza per via farmacologica in Umbria che voi state riducendo è troppo poco. L’obiettivo è incentivare l’accesso a questo diritto che impatta in maniera minore a livello fisico e psicologico. Saremo in piazza e nelle istituzioni per lottare contro questa delibera sbagliata di cui vi chiede conto la società civile fuori da questo palazzo. Ammettete l’errore e cambiatela subito”.
Nella risposta l’assessore Luca Coletto ha detto che “non c’è alcun tipo di preclusione, respingo al mittente l’accusa che questa giunta abbia voluto abolire un diritto, ma abbiamo solo applicato la direttiva del Ministero in attesa che venga cambiata dallo stesso ministero. Auspico che in breve tempo si esprima il Ministero per permettere alle Regioni di effettuare interventi appropriati in base alle più recenti evidenze scientifiche. In ottemperanza della 194, rispettando la libertà di scelta della donna e garantendo la sicurezza dei percorsi assistenziali, durante l’emergenza sanitaria la Giunta, così come raccomandato da molte associazioni scientifiche, ha incentivato la modalità farmacologica dell’interruzione volontaria di gravidanza per limitare l’accesso in ospedale per assicurare una risposta, in un momento di emergenza, alle donne intenzionate ad effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza. La modalità farmacologica serviva a ridurre il numero di accessi in ospedale. Questo ha imposto ai servizi consultoriali e territoriali un’attenzione e un lavoro aggiuntivi rispetto ai regimi normali prepandemici. Con la delibera della Fase 3 si è optato alla riprogrammazione dei servizi in materia, ottemperando ai principi normativi previsti dal ministero e alle linee di indirizzo sull’interruzione volontaria di gravidanza e ai pareri del Consiglio superiore di sanità che ribadiscono la necessità del ricovero ordinario. Il Consiglio di Stato ha ritenuto questi pareri gli unici espressi in materia. Per questo si è ritenuto di doversi attenere a queste norme per la tutela della salute della donna, proponendoci di demandare a successivi momenti di confronto con le altre regioni e con il ministero la possibilità di attenersi a norma di legge che permettono di derogare alla modalità di ricovero ordinario”.
Nella replica Meloni ha detto che “è grave, assurdo e insoddisfacente dare una risposta solo infarcita di tecnicismi, senza alzare gli occhi dal foglio, su un tema così importante che riguarda i diritti delle donne. La Toscana in questi giorni sta facendo una delibera che va verso un accesso più agevole, una privacy più tutelata, attivando l’attività ambulatoriale. L’ospedalizzazione è la soluzione estrema per tutte le malattie, ed è sempre minore. Noi avremmo voluto un rafforzamento della rete consultoriale e territoriale. Il ricovero di 3 giorni non risponde ai criteri dell’attuale emergenza sanitaria. C’è gran bisogno di ripensare quale idea di donna vogliamo all’interno della società. Non possiamo appellarci alla legge nazionale. Questo è inaccettabile”.
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