di Redazione Contropiano

Un giornale tedesco manda le Borse sull'orlo di una crisi di nervi: a settembre la Grecia fallisce. E la Spagna seguirà. Fallite tutte le misure adottate finora dall'UE per tamponare la crisi, i sacrifici imposti ai popoli e ai lavoratori europei inutili e suicidi.

Dopo le tensioni dei giorni scorsi su Spagna, Italia e Grecia tutti attendevano l’apertura dei mercati di questa mattina con il fiato sospeso. E non è trascorso molto tempo prima che il tonfo delle borse e il picco dello spread conquistasse le edizioni digitali di tutti i quotidiani del continente.

Il differenziale tra il Btp italiano e il Bund tedesco è salito stamattina sopra i 510 punti, con il rendimento del decennale italiano al 6,228%. Lo spread ha aperto a 510 e poi è schizzato a 517 e ha superato anche i 520 punti base (528). Valori molto alti che non raggiungeva da gennaio, due mesi dopo l’insediamento del governo Monti. Anche lo spread tra i Bonos spagnoli e i Bund di Berlino è alle stelle, a quota 626 punti: è il massimo storico per un tasso record del 7,45%. Tocca un nuovo record anche il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni della Spagna: il tasso dei Bonos ha raggiunto il 7,40%, un livello mai raggiunto dall’introduzione dell’euro ormai dieci anni fa.

E come se non bastasse al picco dello spread corrisponde il tonfo delle borse. Piazza Affari si conferma maglia nera, con un -3,1%. E anche Madrid non scherza, segnando un -2%. A far precipitare in basso i listini sono i titoli finanziari e quelli delle banche: Ubi Banca (-4,32%), Mps (-2,67%) e UniCredit (-3,94%), Generali (-3,20%). Per ora Londra cede lo 0,89%, Francoforte lo 0,99, Parigi l’1,02%. In particolare pesa sulla contrattazione la intenzione – rivelata ieri dal giornale tedesco Spiegel – da parte del Fondo Monetario Internazionale, seppur smentita dai responsabili dell’Unione Europea, di bloccare gli aiuti alla Grecia in quanto ritenuta inadempiente rispetto agli impegni sottoscritti in cambio degli aiuti precedenti. Sembra ormai evidente che nonostante governi di diverso colore abbiamo strizzato per bene i lavoratori e i cittadini greci alla ricerca di fondi da destinare al pagamento del debito e al ripianamento delle istituzioni bancarie private fallite, è impossibile che Atene riesca a ridurre entro il 2020 il debito pubblico al 120% del Pil. Dopo aver letteralmente saccheggiato il paese la troika si appresterebbe ora ad abbandonarlo a sé stesso.

Lo Spiegel scrive che i dirigenti del Fmi avrebbero già comunicato la loro intenzione alle autorità di Bruxelles, il che porterebbe a un probabile default di Atene già a settembre e addirittura a una sorta di espulsione dall’euro. nel prossimo mese di settembre. Uno scenario apocalittico che forse serve ad aumentare la pressione sul governo di coalizione di Atene – conservatori, socialisti e socialdemocratici – affinché affretti i nuovi tagli e le ulteriori privatizzazioni ‘chieste’ dall’UE ma non ancora implementate da un Samaras che teme una rivolta sociale e l’estromissione definitiva dal potere.
Ma anche la situazione di Madrid pesa non poco sui mercati. La reazione dei lavoratori iberici al salasso targato troika è più forte e determinata di quanto previsto, nonostante sia estate inoltrata, e da settembre potrebbe saldarsi con un ritorno del popolo greco nelle piazze. Inoltre appare chiaro che, come nel caso greco, rapinare i contribuenti e i lavoratori non servirà ad evitare il tracollo di una struttura statale spremuta fino all’ultima goccia per rastrellare decine di miliardi da regalare alle banche per evitarne il crack. A cedere sono innanzitutto le autonomie locali spagnole: sarebbero diventate addirittura 8 le regioni sull’orlo della bancarotta dopo il taglio netto dei finanziamenti statali, e tra queste ci sono le più importanti per peso economico e per popolazione, come l’Andalusia e la Catalogna.

Fonte: contropiano.org

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