di Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - Nel suo personale cassetto dei sogni, delle speranze, dei segreti Fabio Caserta, custodisce un dossier di cui svela solamente una minima parte.

"Io vorrei far praticare ai miei giocatori un calcio propositivo. Quest'anno non ho potuto farlo. Per forza di cose all'inizio sono stato costretto al 3-5-2. Da gennaio in poi abbiamo proposto qualcosa di diverso e di più vicino alla mia idea di calcio. Non potevano adottare il 4-3-3 per le caratteristiche di determinati calciatori della rosa. Così abbiamo optato per le due punte strette ed un trequartista, perché Minesso e Falzerano vantano doti importanti sotto questo profilo. Abbiamo corso un rischio calcolato perché mi piace un calcio propositivo, intenso, aggressivo. Comunque il calcio mostrato da gennaio in poi mi ha soddisfatto".
Rivela, con sincerità e lealtà, di non aver gradito i giudizi "figli solo dei risultati". E siccome la lingua batte dove il dente duole, aggiunge: "Io dopo il pareggio di Fermo al 90' ho pensato che quel punto avrebbe potuto risultare utile, così come poi si é visto. Tutti piangevano, addetti ai lavori compresi. Pure gran parte dei giornalisti. Io, no. Io non guardavo agli altri. Leggevo e ascoltavo frasi del tipo: "Avete buttato via un anno intero con questo pareggio". La nota negativa é stata questa: una stampa troppo pessimista. Certo sapevo che ci sarebbe voluto anche un pizzico di fortuna. Cioé che gli altri, Padova e Sudtirol, inciampassero. É stato un anno intenso, difficile. Siamo partiti in ritardo, inutile ricordarlo e col peso terribile di una retrocessione... Le difficoltà maggiori sono arrivate dall'ambiente. Abbiamo affrontato un campionato di sofferenza, ma questo l'ha reso più bello. Indimenticabile. L'aria é cambiata con la partita con la Triestina. É arrivata quel giorno la consapevolezza: non solo i giocatori non pensavano più al Padova, ma soltanto a quello che dovevamo fare noi. E pure i tifosi, la città hanno capito e ci hanno riversato addosso il loro calore, a loro passione. Perugia é una realtà del nord, ma i tifosi sono appassionati e calorosi proprio come al sud. Noi a quel punto abbiamo realizzato quanto dovevamo fare, vincere sempre, insomma. La fortuna ci é venuta incontro grazie agli infortuni degli altri. Come avevo previsto che potesse accadere".
Ha vinto la squadra più forte o la più brava?
"Quando si vince un campionato come questo il successo arride alla squadra che ci crede di più. In corsa erano rimaste quattro squadre. La prima a staccarsi é stata il Modena, quindi il Sudtirol... Noi che eravamo stati al quinto posto abbiamo sfruttato i passi falsi del Sudtirol e del Padova. L'aspetto più importante, per mio conto, é stato non aver mai perso la voglia e la speranza di arrivare primi".
Di Salvatore Elia, tra i migliori, se non il migliore in assoluto dei biancorossi, taccia il suo ritratto: "Si può dire che io lo abbia cresciuto. Sta con me da tre anni. Conosco i suoi pregi ed i suoi difetti, perché da tre anni a questa parte é stato più con me che non con la sua famiglia... Quest'anno é stato molto bravo sotto porta, anzi determinante per il contributo di gol. Ma lui é di una duttilità eccezionale. Può giocare in tantissimi ruoli. A lui piace giocare esterno d'attacco. Ma io lo vedo bene anche come mezzala. E per questa caratteristica, la duttilità, può arrivare anche in serie A".
In questa settimana sono iniziati gli allenamenti per la partita di Supercoppa con la Ternana..
"Solo sedute di scarico, senza pressione. Da lunedì lavoreremo specificamente per la gara del Liberati. Serviranno l'atteggiamento, la voglia, la determinazione migliori. Sono sicuro che non mancheranno le motivazioni, sia perché in queste partite gli stimoli arrivano da soli, sia perché la serietà e la maturità dei ragazzi mi offrono ogni garanzia. Sarà un confronto agonistico, maschio. No, non recupereremo Negro e Burrai che si opererà prima del derby. Forse torneremo ad avere a disposizione Moscati e Vano".
Di futuro non intende parlare. Si chiude in clinch che neanche un pugile sul ring.
"Io penso solo alla Ternana ed alla Supercoppa. Che é come la Coppa Italia: tutti la snobbano poi quando arrivano in fondo tutti la vogliono conquistare. Noi ci teniamo due volte: perché è un trofeo prestigioso sia personalmente per i singoli, sia per il gruppo, sia perché é un derby che per noi e per i nostri tifosi conta tantissimo."
Ad insistere sul futuro alla fine Fabio Caserta apre un minimo spiraglio. 
"Io sono contento di rimanere. Mi sono trovato bene, e con me la mia famiglia, anche per la città. Ma ora é presto per parlare del futuro. Al momento opportuno ci siederemo intorno ad un tavolo. E in quella sede parlerò del passato, del presente e del futuro e dirò la mia: cosa penso e cosa vorrei. Non per me, ma per ottenere le cose migliori per il Perugia." 
La società ha già parlato su questo versante, per bocca dello stesso presidente Massimiliano Santopadre: "L'obiettivo primario é mantenere la categoria".

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