di Isabella Rossi

Perugia - La riforma della sanità umbra non fa i conti con le alte percentuali di obiettori sparsi su tutto il territorio regionale. La denuncia, insieme alla richiesta di un apposito tavolo politico istituzionale pronto a discutere dell’emergenza, arriva dalla Cgil umbra e da diverse associazioni provenienti da tutta l’Umbria. Del tema interruzione di gravidanza volontaria in Umbria alla vigilia della riforma sanitaria si è parlato ieri pomeriggio al Salone d’Onore di Palazzo Donini, “ma – lamentano i partecipanti – la politica è rimasta fuori”. Un tema oggi in Italia spinoso e scomodo quello dell’interruzione di gravidanza volontaria nonostante una legge, la 194, garantisca, dal 1978, alla donna la libertà di scelta.La libertà di decidere se portare avanti la gravidanza o meno.

Ma se il diritto è sancito sulla carta all’atto pratico la sua realizzazione è sempre più ostacolata dal fronte degli obiettori di coscienza. Una realtà che – secondo la Fp Cgil Umbria e diverse associazioni che rappresentano ginecologi ed ostetriche - pesa sulla donne, costrette ad interrompere la gravidanza non al più presto, come sarebbe sensato quando si è presa una tale decisione, ma quando la lista d’attesa glielo consente. E pesa sui non obiettori, quelli che garantiscono un diritto e devono farsi carico per questo di turni di lavoro extra. In Umbria, secondo i dati della Laiga, Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della 194, l’obbiezione dei ginecologi sarebbe superiore al 70%, mentre supera l’80% quella delle ostetriche.

A Terni, addirittura, si arriverebbe al 100% delle ostetriche che si dichiarano obiettore di coscienza. Ad intervenire al loro posto sono normalmente – sempre secondo Laiga – infermieri professionali e chirurghi. Meno drammatica la situazione a Perugia dove l'obiezione tra le ostetriche raggiungerebbe quota 50%, “con soli 3 medici su 21 a dichiararsi non obiettori”. Anche sul fronte Ru486, ha fatto notare Marina Toschi, Consigliera di Parità della Regione Umbria, ci si trova di fatto “in una situazione di stallo che deve essere superata al più presto”. Al momento solo a Narni e ad Orvieto sarebbe possibile l’interruzione di gravidanza farmacologica ma con ricovero ospedaliero, nonostante le linee guida regionali prevedano il trattamento in day hospital.

Condividi