Di Ciuenlai

PERUGIA - Caterina Bizzarri, Rosanna Ghettini, Ivano Lisi e Giancarlo Parbuono gli imputati del Pd accusati di far parte dell’eretico “Progetto Democratico” del Trasimeno, hanno dato”buca” alla Commissione provinciale di garanzia del partito, che li aveva convocati con il preciso intento di “buttarli fuori”. I coinvolti nella vicenda hanno respinto tutte le accuse e non accettando processi di sorta. “Sembra di essere tornati al tempo delle purghe ma noi – dicono - non siamo la “banda dei 4, ma semplici militanti che vogliono rinnovare il partito”.

“Crediamo – scrivono nella lettera che ha annunciato il loro rifiuto - che per verificare la realtà dei fatti sia sufficiente esaminare gli allegati presentati, che riguardano le iniziative più significative tra quelle svolte fino a oggi e dalle quali si evidenzia il carattere prettamente culturale e valoriale ispiratore dell’attività dell’Associazione Progetto Democratico. In secondo luogo perché ci pare necessario affrontare il problema nella giusta veste che merita, cioè trattarla quale questione politica e non meramente disciplinare, come d’altronde già autorevolmente indicato dalla precedente Commissione Provinciale di Garanzia nell’ottobre 2009. In ultimo, evidenziamo l’inopportuna e l’infelice scelta compiuta di firmare la nota di convocazione ad opera del Presidente la Commissione parte in causa (tra l’altro tra le più faziose) della locale controversia, e sul quale nutriamo anche forti perplessità rispetto alla sua capacità di conduzione con imparzialità, rigore e competenza il delicato ruolo a cui è stato designato”.

E a sostegno di queste argomentazioni citano un colloquio avuto con il segretario provinciale Andrea Rossi dal quale sarebbe emersa la volontà comune “a collaborare al fine di risolvere politicamente la delicata situazione in cui versa il partito locale”. La Risposta della Commissione non si è fatta attendere. I 4 sono stati nuovamente convocati per venerdì 30 settembre. Ma stavolta non si tratta di un semplice invito a comparire. La lettera contiene anche una minaccia : ”Nel caso in cui la SV non si dovesse presentare si procederà agli adempimenti previsti dagli Art. 2 c. 9 dello Statuto Nazionale, Art. 3 c.3 (ultimo capoverso) dello Statuto Regionale e Art. 11 del Regolamento Nazionale di Funzionamento delle Commissioni di Garanzia”.

Letto, firmato e sottoscritto indovinate da chi? Da Igino Pippi, il giudice “rifiutato” dai ribelli. Tradotto se rifiutano il processo (perché di questo si tratta) verranno cancellati dall’Anagrafe degli iscritti e dall’albo degli elettori del Pd. La cosa divide i democratici del lago. A Castiglione in diversi scuotono la testa. “L’amministrazione Comunale – dicono – è oggetto di un sacco di critiche, su molte delle scelte che ha fatto. Non era questo il momento di litigare. Era meglio parlarsi e trovare una soluzione, perché quando ci si divide le colpe non sono mai tutte da una parte”. “E poi – mi dice un vecchio compagno sospirando al telefono – se Duca e compagnia hanno preso tutti quei voti, vorrà dire che le scelte del partito non erano state del tutto azzeccate. E allora gli elettori non si espellono, si riconquistano coi fatti e non con l’accetta”

 

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