PERUGIA - “A pochi giorni dalla discussione – e dalla bocciatura- del nostro ordine del giorno su 'Interventi urgenti per la piena attuazione della Legge 194/78 durante l’emergenza sanitaria COVID-19', un atto che metteva a fuoco un problema che la città di Perugia si porta dietro da anni, e cioè che nel capoluogo umbro non è possibile ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, ovvero tramite l’assunzione della pillola RU486, assai meno invasiva per la donna, ma solo chirurgica, siamo costretti a tornare sul tema. E a farlo stigmatizzando e condannando il grave passo indietro fatto dalla Giunta Tesei sull’interruzione volontaria di gravidanza, il cui accesso viene ora complicato in modo strumentale e colpevole”.

Così si legge in una nota congiunta, in verità un po’ troppo contorta, dei consiglieri di centrosinistra a Palazzo dei Priori.

Infatti, la Giunta Regionale ha scelto l’obbligo di ospedalizzazione forzosa di almeno tre giorni, rendendo volutamente ad ostacoli il percorso per ottenere l’opzione farmacologica, aumentando le spese del sistema sanitario regionale e, in epoca Covid, allungando paradossalmente le degenze. Ciò significa che da ora in poi, i reparti autorizzati a mettere in atto la procedura di IVG farmacologica, quelli di Pantalla e poi, dopo il Covid, quello di Umbertide, oltre che di Orvieto e Narni, chiuderanno a breve, allungando ulteriormente i tempi per le IVG chirurgiche, che già adesso fanno registrare oltre tre settimane di attesa.

“Un’azione grave, strumentale e colpevole che renderà ancor più difficile la vita delle donne, la loro libertà, la loro autodeterminazione, attraverso la privazione del diritto a scegliere il metodo meno invasivo di interrompere una gravidanza. Un chiaro segnale di brutale inversione di tendenza rispetto alla cultura dei diritti delle donne, sanciti, in questo senso, molti anni fa, da una Legge, la 194/78, che ha depenalizzato e disciplinato le modalità di accesso alla pratica dell'interruzione volontaria di gravidanza, fino a quel momento fuori legge, e dunque appannaggio di mammane e cucchiai d’oro, oppure di impropri e pericolosi rimedi casalinghi”.

“Legge dello Stato - sottolinea l’opposizione - che non impone, ma che offre la possibilità di scegliere, che non rende una scelta obbligatoria, ma che ci obbliga a mettere le donne nelle condizioni di decidere, autonomamente e consapevolmente”.

“Riteniamo pertanto doveroso – chiosano i consiglieri - stare al fianco di chi si vorrà impegnare, fin da adesso, e a tutti i livelli, affinché si possa riaffermare questa libera scelta attraverso un potenziamento dei consultori e ripristinando la gratuità dei percorsi di contraccezioni. Nessun tema, soprattutto quando si parla di diritti di civiltà, può essere ostaggio di pregiudizi ideologici, posizioni antidiluviane che ci riportano indietro di secoli e decenni, e di esponenti di spicco di partiti politici – il Senatore della Lega Simone Pillon - desiderosi di fare i conti con un universo femminile per i loro gusti fin troppo emancipato, quando invece è ancora, sempre troppo, oggetto di schernimento e violenza”.

 

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