PERUGIA – Un cielo grigio e la paura delle bombe. Due fratelli sfollati dalla nonna, vecchia e avara e un gruppo di bulli. Tutt'intorno la guerra. La vita dei protagonisti non è facile. Buoni e cattivi si mischiano, non si riconoscono neanche dalle loro azioni. La confusione del mondo esterno trova il riflesso in quella della realtà interiore dei protagonisti.

“Esercizi di cattiveria” è un saggio filmico che pone le sue radici nell'esperienza del circolo ricreativo “Noi insieme” di Magione. È il risultato dell'intervento terapeutico-riabilitativo che si svolge all'interno del laboratorio teatrale del circolo, ideato e gestito da Polis cooperativa sociale e dal Centro di salute mentale di Magione. Il lungometraggio è prodotto da Polis, impegnata da dieci anni in Umbria e in altre quattro regioni, per migliorare la condizione di vita delle fasce più deboli.

“Esercizi di cattiveria” è stato girato nel 2017, in bianco e nero per la regia di Giancarlo Pastonchi e Pietro Zanchi (costumi di Chiara Ricci), e racconta le avventure di due fratelli sfollati, a causa della guerra dalla città in campagna, a casa della nonna. I due fratelli vivono una serie di situazioni e di emozioni legate a profumi, ricordi, rumori e amicizie. E se i tempi dei protagonisti non possono essere quelli degli attori professionisti, le espressioni che appaiono sullo schermo sono pienamente autentiche, come genuine sono le emozioni che gli esprimono davanti alla telecamera, facendo di “Esercizi di cattiveria” un prodotto intimamente realistico ed intenso che racconta l'arroganza, il potere e l'amicizia, dando voce, azione e forma ad esistenze precarie, altre da sé, alla scoperta di risorse nascoste. Fino all'epilogo liberatorio.

Mercoledì 26 settembre alle ore 17.30 la proiezione del lungometraggio allo Zenith nell'ambito di PerSo festival, sezione “Umbria in celluloide”, ospiti Giancarlo Pastonchi e Nicoletta Marinelli del Centro di salute mentale di Magione.

Il circolo ricreativo “Noi insieme” di Magione nasce nel 2009 dalla necessità di andare oltre l'esperienza dell'assistenza domiciliare fornita dal Consorzio Auriga tramite Polis nel servizio del Centro di salute mentale del Trasimeno. L'esperienza quotidiana di assistenza domiciliare (cura della persona e della casa e creazione di momenti di socializzazione) appare subito restrittiva e poco stimolante per gli utenti. Dopo una riflessione con i responsabili dell'Asl (direttore Gianfranco Salierno e responsabile Nicoletta Marinella), Polis (con i responsabili Monica Marcelli e Francesco Usignoli) decide di creare uno spazio e ricavare del tempo per favorire l'incontro tra persone, stimolare e risvegliare le abilità sopite. Non più l'operatore a casa dell'assistito, ma far uscire il paziente-utente dalla famiglia e inserirlo in una rete sociale più ampia.

Nel 2010 apre il circolo ricreativo (diverso anche nel nome da centro diurno o di riabilitazione) passando dall'assistenza domiciliare ad una nuova forma di sostegno, sempre sotto il controllo e le indicazioni del personale medico e sanitario del Csm del Trasimeno. Per cinque giorni alla settimana, quindi, vengono svolti laboratori di attività espressive come pittura, cineforum e teatro, e attività manuali come cucina, bomboniere, monili e accessori. Attraverso la creazione di una rete con le associazioni e le realtà del territorio è stato possibile sviluppare anche attività ludico-motorie come il corso di vela e il nordic walking. I soci del circolo ricreativo sono trenta, tra i 30 e i 50 anni, di entrambi i sessi e sono seguiti da una equipe che si riunisce ogni 15 giorni per la nuova progettazione e la verifica.

Il laboratorio teatrale condotto da Pietro Zanchi con la supervisione di un operatore Polis, ogni anno sviluppa una storia, un percorso che coinvolge tutti i soci-ospiti, portandoli a mettere in scena il proprio vissuto. Nel 2017 la decisione di passare dal teatro al cinema e al regista si è affiancato un operatore-montatore. Per mesi i soci hanno lavorato sulle emozioni, sul carattere, sui personaggi e sulla storia. Poi sono iniziate le riprese in luoghi come chiese, castelli, giardini, biblioteche e ristoranti, aperti da enti, associazioni e privati, a testimonianza della bontà della rete costruita nel tempo. Oltre il risultati cinematografico va sottolineata la positiva ricaduta sul paziente-utente che diventa protagonista delle propria vita attraverso la riscoperta di abilità personali che l'operatore ha solo aiutato a tirare fuori.

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