Riteniamo il tema delle energie prodotte da fonti rinnovabili un argomento da affrontare con attenzione e intelligenza. Le forme di incentivazione previste prima del decreto Romani hanno permesso la nascita e la crescita di un nuovo settore economico legato alla progettazione, realizzazione e manutenzione di impianti di produzione di energie cosiddette pulite, mostrando la possibilità di realizzare energia e promuovere nuova occupazione.

Si sono avuti evidenti aspetti negativi legati ad un autentico boom di investimenti soprattutto sul fotovoltaico in grandi impianti a terra (proprio grazie agli incentivi) e ad alcune realtà in cui la proliferazione degli investimenti ha posto più d'un problema sul piano della legalità, con il rischio di innalzare il costo dell'energia in bolletta a coloro (i più) che l'energia non la possono produrre attraverso propri impianti, perché non ne hanno la possibilità. In quel decreto inoltre compaiono punti positivi nelle aperture verso le energie prodotte da biogas/biomasse e da solare termico.

Si è però intervenuti in modo drastico e pericoloso proprio sul fotovoltaico, provocando la reazione negativa delle associazioni di imprese che operano nel settore.
Per questo è necessario attivare una discussione anche locale sul decreto e dare forza all'azione dell'amministrazione comunale: intendiamo farlo presentando al prossimo consiglio comunale di San Giustino un Ordine del Giorno in “difesa delle energie rinnovabili”.

Noi vorremmo che le forme di incentivi non siano date soltanto alla produzione dell'energia, ma anche e soprattutto per l'installazione di pannelli fotovoltaici. Non può reggere un sistema dove il Gestore dei Servizi Elettrici paga, a chi produce energia, fino a 5 volte di più di quanto la rivende ai cittadini che non producono energia. E’ necessario dividere il mercato del fotovoltaico in fv di potenza (o altrimenti detto di investimento) > 200 kWp e quello retail di piccola taglia 3-100 kWp soprattutto su copertura. Il primo di carattere anche speculativo e con propensione elevata al rischio (e pertanto al rendimento economico) e il secondo di autoconsumo, di diversificazione negli investimenti di privati ed imprese, di attenzione alla sostenibilità. Per le leggi di mercato, senza i primi, il prezzo dei materiali dei secondi non scenderebbe mai: è difficile lanciare un settore sussidiariato senza creare una polarizzazione nei rendimenti economici.

Questo per dare un idea al cittadino di credere su un'energia che sia veramente alternativa e non solo una fonte di guadagno; che non pagando l'energia ci sia già una forma di guadagno ma non di investimento.
Quello che si dovrebbe fare è quindi dare incentivi per abbassare i costi di installazione e smaltimento del fotovoltaico; lasciare le grandi distribuzione di energia in mano ai comuni e allo stato, più pannelli nei tetti e meno nei campi; più investimenti nelle biomasse ed eolico, come tra l'altro sta facendo (o tentando di fare) il Comune di San Giustino; sostituzione dei tetti in Eternit con impianti fotovoltaici; obbligo di costruire nuove case ad impatto energetico vicino alla zero; spingere verso un complessivo risparmio energetico, evitando gli sprechi e le dispersioni.

Rispetto al momento della stesura dell'ordine del giorno, è stata presentata la bozza del Quarto Conto Energia presentato alla Consulta Stato regioni lo scorso 20 aprile. Si vedono segnali di adeguamento del taglio drastico degli incentivi al fotovoltaico, ma non al punto di rendere accettabile la situazione, tant'è che le regioni hanno chiesto una settimana di ulteriore proroga della discussione e sia l'ANCI che tutte le associazioni hanno proposte varie modifiche alla bozza.

L'assessore all'ambiente della Regione Umbria, Silvano Rometti, ha dichiarato, fra l'altro che “Si assiste infatti ad una riduzione troppo repentina degli incentivi che vengono progressivamente azzerati da qui il 2016. Entro il 2012 e' prevista una riduzione di oltre il 20% degli aiuti per piccoli impianti integrati sulle coperture dei tetti, del 30% per i grandi impianti integrati e del 40% per gli impianti a terra. Misure che non incentivano l'installazione degli impianti sulle coperture rispetto a quelli a terra. Gia' il Terzo conto energia prevedeva un sistema decrescente degli incentivi, ma con un andamento meno rapido.

Se l'intenzione è di allineare il sistema incentivante italiano a quello europeo, e in particolare al modello tedesco, avvalendosi di queste misure il percorso va ripensato. Il passaggio va calibrato con maggiore attenzione perché, rispetto ad altri paesi europei, l'Italia è partita con anni di ritardo e quindi occorre recuperare terreno in modo graduale. Il rischio che si corre e' altrimenti di tornare indietro rispetto a quanto fatto finora. Va inoltre tenuto conto che il nuovo Decreto cancella diritti e garanzie di quanti hanno avviato le procedure per la realizzazione degli impianti attraverso il Terzo Conto Energia, rientrando nei tagli del provvedimento''.

Pietro Chiasserini e Giuseppe Rossi

Consiglieri del Comune di San Giustino - Gruppo "Centro Sinistra per San Giustino"

 

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