paolo-brutti.jpg
di Daniele Bovi Non più un si può, ma un si deve. Paolo Brutti di Sinistra democratica ritorna, sul numero di oggi di Tutto Perugia, sul futuro del movimento di Sd. La barra è ormai è a dritta verso i lidi dipietristi: o di Pietro, o morte. Bisogna vedere se dall’altra parte però sono d’accordo. “Tutti possono entrare, purché non abbiano problemi con la giustizia e abbiano l'umiltà di partire da soldati e non da colonnelli”. Questo è il Di Pietro pensiero, ribadito anche ieri ad Umbrialeft da Giuseppe Lomurno dell’Idv. Per ora ci sono solo le voci, i si dice, e la volontà politica sempre più forte di Brutti e Granocchia. Per loro l’Arcobaleno è morto, il centrosinistra non si sente tanto bene e Sd deve decidere che fare del suo futuro politico. L’obiettivo è quello di costruire l’opposizione al centrodestra. Ma non con l’Udc dice Brutti. Un Brutti che condivide però le premesse da cui è partito Cozzari. In sintesi: se la sinistra sta perdendo palate di voti cambiamo le alleanze. Se però le premesse di Cozzari, secondo Brutti, erano giuste, sbagliate sono le conclusioni: non si può far salire sulla barca l’Udc. I loro elettori, per usare un eufemismo, non capirebbero. Il gioco non porterebbe un voto in più. E’ matematica. Visto che però la matematica e la politica spesso non vanno d’accordo, che due più due raramente fa quattro e più spesso fa tre o due, che cosa assicurerebbe il successo dell’operazione Di Pietro-Brutti? Forse la sensazione che Di Pietro “tira” in termini di voti? Che l’onda moralista-giustizialista che si alza dal paese è sempre più alta, e che quindi è ora di comprarsi una tavola da surf per cavalcarla? Ma soprattutto, in soldoni, in termini di carne e sangue politica, che cosa lega il passato e il presente di Brutti a quello di un partito sostanzialmente, nella sua carne e sangue appunto, di destra? Misteri della politica. O forse, opportunismo della matematica. Condividi