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di Nicola Bossi Da Reggio Emilia, sponda Tecnogas legata alla casa madre caduta in disgrazia dell'Antonio Merloni, arrivano altri particolari su quella presunta spaccatura del fronte sindacale (da una parte gli operai umbri-marchigiani) dall'altra quelli di Reggio Emilia. Una spaccatura che Umbrialeft ha dimostrato non esserci nei fatti, anche se qualcuno sta alimentando questa diceria, per una guerra tra poveri, per salvare qualche beneficio in più a livello territoriale. Le voci erano partite direttamente dal presunto comportamento, davanti ai cancelli della Merloni a Fabriano, degli operai di reggio Emilia che ad un certo punto erano risaliti sull'autobus e se ne sono andati. Per alcuni era la dimostrazione che volevano lo spezzatino dell'azienda Merloni per meglio collocarsi sul mercato essendo il ramo aziendale messo meglio. E invece era una voce strumentale di qualcuno che vuole giocare a livello sindacale. Valerio Bordi, segretario Fiom, ci ha spiegato: "Noi abbiamo sempre voluto la legge Marzano come gli altri. Perchè ti dico con molta franchezza non siamo degli stolti. Non c'è nessuna richiesta di acquisto a nostro favore. E se ci fosse stata, e fosse andata a buon fine, avremmo pagato a caro prezzo questa scelta. Noi lavoriamo 400mila pezzi all'anno: di cui la metà per l'Argo, il marchio in proprio della Merloni. Se ci avessero venduto, i nuovi avrebbero chiesto di mandare via il 50 per cento dei nostri 400 operai. Non è questo il nostro obbietivo. Noi vogliamo la Marzano perchè la nostra azienda ha bisogno di uno strumento che vada incidere sul debito prima di essere rilanciata. Ma queste voci invece non vorrei che fossero il frutto di una strategia che voglia favorire un territorio piuttosto che un altro. Noi abbiamo come particolarità la cottura del prodotto. Vogliamo mantenere questa caratteristica anche in futuro. Punto e basta". Condividi