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di Nicola Bossi Rita Curcio, vedova di Nicola Coniglio uno dei martiri di via dei Filosofi, ha recentemente rilasciato una intervista al quotidiano La Voce Nuova di Perugia. Lo ha fatto tre mesi dopo la sentenza che ha condannato a soli 2 anni e 8 mesi Paolo Milletti ed ha assolto il direttore dei lavori Mercanti. L'avvocato di parte civile aveva chiesto una condanna esemplare, ma addirittura questa proposta è stata rigettata dal Pm. Ecco Rita Curcio ha parlato perchè voleva dire basta a questo mondo degli affari che va contro chi lavora, contro la sua famiglia ed è pieno di elementi tristi. "Dei soldi non mi importa un bel niente - ha spiegato Rita alla Voce di Perugia - perchè non mi ci ricompro un marito, nè posso ridare un padre alle mie due gemelle. Ma alla giustizia ci voglio continuare a credere, perchè se no per noi esseri mortali è finita. So anche che probabilmente non avrò mai tutti quei denari per il risarcimento, perchè basta che la ditta sia fallita, per vanificare questo provvedimento. La giustizia però non ha alibi del fallimento". Ricorda i giorni dopo la morte di suo marito: "Nessuno è mai venuto a trovarmi a casa: nè la famiglia del datore di lavoro, nè tantomeno la famiglia del direttore del cantiere che so essere inserita nel mondo della politica che a parole sta dalla parte dei lavoratori e della pietà cristiana. Mi hanno completamente abbandonato. Devo dire grazie soltanto al comune di Perugia e all'Afas dove sono entrata a lavorare, con la graduatoria speciale del caso. Sanno dei miei problemi e mi sono sempre venuti incontri in fatto di orario (per il bene delle mie due gemelline) e di stipendio. Dovevo aspettarmelo dal primo momento che non mi avrebbero aiutato gli altri. Mi chiamò la moglie, per telefono, del titolare per dirmi seccamente tuo marito è morto. Ma che sono cose da dire così al telefono!?!". Rita Curcio non nasconde anche la rabbia di una donna che ha perso troppo presto il proprio uomo. "Quando vado al centro commerciale di Collestrada non nascondo spesso la mia rabbia. MI dà fastidio vedere il titolare di mio marito passeggiare, nei locali dei suoi familiari, come se niente fosse. Niente pentimento. Niente di niente. Per loro la vita non è cambiata. Questo mi fa molto male. E penso a quelle donne che non avranno giustizia come me. E sento un grande pena per noi persone normali". E infine la colpa del destino: quel maledetto giorno Nicola non voleva andare a lavorare, era sabato, e doveva fare il trasloco nella nuova casa che ha fatica averva acquistato con un mutuo trentennale. Ma dovette andare lo stesso. Lui quella casa non l'ha mai abitata. Condividi