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PERUGIA- La ricerca Aur mette in rilievo, come elemento di novita', una ''fortissima connessione'' che ormai lega l'andamento dell'economia umbra al ciclo dell'economia nazionale. L'Umbria, come performance e modelli produttivi e dinamiche dei redditi, si conferma come regione mediana tra Nord e Sud del Paese. La novita' piu' significativa e' rappresentata dalla affermazione del ruolo e del peso di imprese di medie e grandi dimensioni, rispetto al tradizionale tessuto delle ''micro'', nell'ambito di quello che e' definito nella ricerca un ''cambio di pelle'' dell'economia umbra. Questa nuova tipologia di impresa si e' dimostrata capace di processi di innovazione e internazionalizzazione di cui si avverte il peso crescente. I dati del PIL umbro sono buoni. Negli anni del ciclo 2000-2006 l'indice medio di aumento e' stato dell'1,1%, superiore alla media nazionale (0,9), inferiore solo a Marche e Lazio, ma superiore ad altre regioni ed aree di riferimento. Ottimi i dati sulla crescita delle esportazioni (+11,3 nel 2007, +13,7 nell'anno precedente) con performance superiori alla media italiana (+8% nel 2007) e a molte aree e regioni di riferimento. Rimane negativo il dato del PIL procapite dell'Umbria, discostato in maniera significativa dalla media nazionale e indice di invecchiamento e basso tasso di attivita' della popolazione. Rimane alto il livello della spesa della pubblica amministrazione per abitante. Negativa la tendenza alla diminuzione dell'indice di incidenza del manifatturiero sul totale del valore aggiunto, che cala dal 19,1 del 2001 al 16,8, con una differenza significativa dalla media italiana (18,2) e dallearee di riferimento. Piu' alta che nelle regioni limitrofe l'incidenza del settore delle costruzioni che sale al 7,5 dal 6,8 del 2000 (in Italia e' del 6%). Nella composizione del valore aggiunto resta alta, anche se con una tendenza alla contrazione, la percentuale del settore pubblico (23,1%). Questo dato allontana l'Umbria dalle regioni piu' avanzate, alle quali, al contrario, l'avvicina la percentuale crescente ''conquistata'' dall'incidenza del complesso di attivita' immobiliari, di ricerca, informatiche e altre professionali e imprenditoriali che raggiunge il 20,9% nel 2005,(nel 2000 era pari al 18,1). Prosegue il processo di terziarizzazione dell'economia umbra. La percentuale dei servizi sul valore aggiunto cresce dal 67,5 del 2000 al 70,2. Dato positivo all'interno di questo campo e' la buona crescita dei servizi innovativi e tecnologici. La percentuale umbra di addetti a questa tipologia di servizi, sul totale degli addetti, e', nel 2005, del 9,4% (25.878), inferiore alle regioni di riferimento, rispetto alle quali e' stato pero' ''L'impasto sociale dell'Umbria'', a giudizio del rapporto, appare ''complesso'', con la presenza di espressioni di una ''sofferenza sociale importante, pur in una comunita' segnata da forti politiche pubbliche e da diffusi servizi''. Il rischio, sostiene il rapporto, e' che, con l'eventuale rallentamento ''federalista'' dell'intervento pubblico, gli equilibri attuali possano entrare in crisi. Il rapporto Aur dedica un ampio capitolo all'indagine delle dinamiche reddituali, considerata anche su base territoriale. Lo strumento ''diagnostico'' preso in esame sono le dichiarazioni dei redditi ai fini dell'addizionale comunale Irpef. In totale esso ammonta a quasi 9milioni di euro, concentrato per tre quarti nella provincia di Perugia, per il 37% nei due comuni maggiori di Perugia e Terni e, per il 52%, cioe' per una quota superiore a quella della popolazione, che e' del 46%, nelle cinque citta' piu' grandi dell'Umbria. Il Comune di Perugia primeggia, per reddito medio imponibile, su quello di Terni (21.695euro contro 20.132). I Comuni piu' ''poveri'' sono Monteleone di Spoleto in provincia di Perugia (reddito medio poco piu' di 14mila) e Guardea in quella di Terni (reddito poco piu' di 15mila). Per quanto riguarda le dichiarazioni dei redditi ai fini generali IRPEF, il livello medio umbro si attesta a 16.234 euro, superiore soltanto alle Marche e inferiore a tutte le altre regioni del centro nord. Il 47% dei dichiaranti dichiara redditi da lavoro dipendente, il 42% da pensioni, solo il 16% da lavoro autonomo. Il capitolo della ricerca sulla qualita' della vita mette in rilievo le numerose eccellenze dell'Umbria: speranza di vita, partecipazione elettorale, aiuti informali, abitazioni in affitto, obbligo scolastico, condizioni dell'abitare, tempo di pendolarismo quotidiano, immigrazione ospedaliera, disponibilita' di verde urbano. Si segnalano tre punti di sofferenza: l'alto numero di disabili in eta' maggiore di sei anni (Umbria preceduta solo dalla Sicilia); l'alta concentrazione di polveri sottili (quinto posto in graduatoria nazionale); l'alto consumo di antidepressivi. Condividi