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PERUGIA - Nel rapporto illustrato questa mattina si conferma la criticità della ricerca e dello sviluppo nel modello produttico umbro già riscontrata in altre ricerche, sia locali che nazionali. La percentuale di spesa al riguardo è in Umbria pari allo 0,78% del Pil, contro l'1,10% della media nazionale, inferiore alle percentuali fatte segnare dall'Emilia Romagna (1,17%), dalla Toscana (1,09%), dall'Abruzzo (1,03%). Nelle regioni di riferimento dell'Italia Centrale solo le Marche, con lo 0,57%, è messa meno di loro. Da considerare anche che nella percentuale umbra è ancora prevalente la parte pubblica rispetto a quella privata, anche se quest'ultima ha segnato un significativo expoit sul 2005 (+22,7%). Non poche sollecitazioni vengono poi dalla considerazione che i progetti si R&S finanziati dall'Unione Europea per 100.000 abitanti che vedono l'Umbria non eccellere, come pure la percentuale di brevetti presentata all'UEB per milione di abitanti ( 35,4 nel 2002), rispetto al Nord-ovest (152,9), al Nord-est (148,1), all'Emilia Romagna (197,4) e al Centro (58,5). In questo contesto, un altro spaccato fondamentale per capire i caratteri del modello produttivo regionale riguarda la remunerazione del lavoro. L'Umbria presenta, per le retribuzioni medie (dati Inps) sulla media nazionale, un differenziale negativo del 15% che si riduce al 6-7% depurando il dato iniziale e considerando la peculiarità della struttura occupazionale umbra in rapporto al suo modello di specializzazione produttiva. E' un "delta" ched si ritrova anche nei "Redditi di lavoro dipendenti per la Ula" (Istat, "Conti economici regionali"). Lo studio ci offre così anche un'analisi della peculiarità di questa "struttura dell'occupazione", molto importante per intendere i caratteri del nmiodello regionale nel quale si staglia una presenza ben maggiore che nei confronti nazionali di operai e apprendisti, rispetto ad impiegati, quadri e dirigenti. "Il reddito di lavoro medio è in Umbria nettamente più basso di quello nazionale nel terziario privato non finanziario (commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni), nell'Industria in senso stretto e anche negli Altri servizi (che includono i settori di area pubblica) Un valore inferiore alla media nazionale si registra, sia pure con uno scarto più contenuto, anche per l'èaggregato settoriale che comprende Banche, Assicurazioni e Servizi alle inprese. Lo scarto complessivo dai livelli medi nazionali (anno 2006) è per l'Umbria, nel totale, -6,7% (Toscana -1,7%; Marche -5,9%; Lazio +11,7%; Nord-ovest +5,8%; Nord-est +0,3%; Italia centrale +3,9%: Mezzogiorno -9,4%)" (Birindelli). Condividi