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CITTA' DI CASTELLO - Con una giornata dedicata ai trenta anni della Legge Basaglia si è chiusa la quarta edizione di Socialmente: presso l’Officina della Lana istituzioni, esperti e operatori hanno fatto il punto sulla normativa che abolì i manicomi e sul fermento culturale e politico che nel 1978 portò a questa ed ad altre innovazione legislative. “Lo stigma, il marchio, è oggi il pericolo più insidioso da combattere” ha detto il presidente dell’associazione Le Fatiche di Ercole Errico Landi, parlando dell’esperienza in prima linea nel sostegno a chi viene in contatto con la malattia psichiatrica. “Serve un’accelerazione sulla strada dell’integrazione e dei servizi per garantire il diritto alla salute e in generale i diritti di cittadinanza a questa categoria di persone. Molto - ha riconosciuto Landi - è stato fatto ma molto rimane da fare sul crinale delle nuove patologie, figlie della società, del disagio e del pregiudizio, ancora molto diffuso”. “Uno dei momenti più difficili per un sindaco” ha detto il sindaco di Città di Castello Fernanda Cecchini “è decidere se firmare un Tso, un trattamento sanitario obbligatorio, perché cancella i diritti della persona e la affida al personale sanitario. È un provvedimento peggiore dell’arresto, perché chi ne è colpito non può nemmeno chiamare un avvocato, telefonare ai familiari. Questa settimana ne ho firmati tre, l’ultimo stamattina per un ragazzo di appena 24 anni, e la circostanza induce a domandarsi se ognuno di noi ha fatto tutto quello che era nelle sue facoltà prima di giungere ad una misura così drastica. Città di Castello, grazie anche all’allora assessore provinciale Giuseppe Pannacci, fu protagonista del movimento che portò in Umbria alla chiusura dei manicomi e alla revisione dei servizi psichiatrici ben prima che una legge lo imponesse. Da allora sono passati trenta anni ma rimane ancora aperto l’interrogativo su come sia possibile curare i malati e rispettare allo stesso tempo i loro diritti come persone, in che modo cura e dignità possano coesistere non solo sulla carta ma anche nella prassi. Nel nostro comune si è in primo luogo evitato che i luoghi di intervento fossero marginali rispetto alla vita della città, scegliendo Villa Rosa come nuova sede dei servizi; allo stesso tempo sono state avviate esperienze significative di socializzazione e autonomia per reinserire i soggetti in una dimensione “normale” di vita ed evitare che lo stigma nasca anche dalla tendenza a nascondere i malati e le strutture”. Diretto alle numerose scolaresche presenti l’intervento del direttore generale della Asl 1 Vincenzo Panella, che ha tracciato una sintesi del clima che condusse alla legge 180. “Il 1978 fu l’anno della 194, che introdusse l’interruzione volontaria della gravidanza e della legge di riforma del sistema sanitario. La legge Basaglia dava forma giuridica a posizioni largamente condivise tra la società, abolendo i manicomi, dove il malato perdeva ogni diritto e spesso entrava per non uscirvi più. In trenta anni le cose sono cambiate: le persone che soffrono di malattie mentali non sono diverse dalle persone che soffrono di altre patologie e oggi l’intervento è calibrato sulla base di questo assunto. Nel dibattito attuale si discute di coppie di fatto o di testamento biologico come all’inizio degli anni Settanta si parlava di ospedali psichiatrici. Ci volle tempo perché, sulla spinta di medici, amministratori, operatori e politici, l’esigenza di una svolta fosse condivisa dall’opinione pubblica. Ma ora la Legge Basaglia è un patrimonio di tutti e, a partire dal salto di civiltà che impresse, dobbiamo cercare di migliorare gli interventi e di agire su sindromi nuove, perché correlate al contesto in cui viviamo, alla destrutturazione dei legami sociali, ai processi di esclusione in atto”. “Con il convegno sulla 180” ha concluso il sindaco Cecchini “si chiude Socialmente 2008, dedicato alle violenze al quotidiano. La scelta del tema è riuscita a sollevare interrogativi ed interesse e l’intuizione, alla base di Socialmente, è stata sposata anche dalla Regione. Ciò ha permesso di esportare la manifestazione a Perugia, Terni Marsciano, senza rinunciare al radicamento in Alto Tevere, dove per una settimana le tematiche sociali sono state al centro di incontri, seminari e momenti di convivialità in ognuno degli otto comuni”. Condividi