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“Restaurazione comunista? Ma quando mai? Si disegna di me e della mia linea una caricatura. Si esaspera il clima interno. E lo si fa per un preciso disegno politico”. E’ accigliato il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero. L’ex ministro guida un partito diviso a metà che Nichi Vendola ha raccontato su “La Stampa” come irto di personalismi, ripicche, dispetti, sospetti. Lui la storia la racconta diversamente. Ma non nasconde che le cose bene non vanno. Allora, lei è vetero, nostalgico, con una visione da gruppuscolo anni ’70; gliene ha date di mazzate Vendola. Che cosa risponde? Che ha bisogno di distruggere Rifondazione. Prego? Ci descrive come trinariciuti pazzoidi per deligittimare Rifondazione e poter riproporre come unica soluzione l’unita della sinistra, cioè una sinistra moderata ala esterna del Pd. Ma Vendola e i suoi se ne vogliono andare? Lo chieda a loro. Certo, la situazione è pesante perchè invece di lavorare per il rilancio di rifondazione, lavorano a raccontare falsità: Potrebbe preludere alla distruzione della ipotesi politica del partito per percorrere altre strade con Mussi e fava all’ombra del Pd o di una parte del pd. Lei nega di essere un restauratore comunista? Lo ripeto, inventano una caricatura per poter gridare allo scandalo. E Nichi dovrebbe guardare a quel che fa la sua minoranza. Ce lo dica lei. Nichi dice cose poetiche, ma quando poi passa alla prosa vedo che la minoranza entra nella giunta della Calabria. Io ero contrario perchè quel consiglio è uno di quelli a maggiore intensità di indagati. E che altro fa la minoranza che lei giudica sbagliato? Dice, ad esempio,con Zipponi che oltre alla manifestazione della sinistra dell’11 ottobre che sto lavorando a costruire, si può guardare con interesse a quella del Pd del 25. E lo scandalo qual’è? Vuol dire non capire che il Pd non ha nulla a che vedere con la sinistra. L’opposizione al governo Berlusconi la farebbe anche il Pli se ancora ci fosse. La sinistra si qualifica rispetto a un interesse di classe. Bello, ma che significa? Significa che la gente che fa una vita di merda, con salari bassi, sfratti, pensioni insufficienti, precarietà e tutto il resto deve incontrare la sinistra. Una volta lo sfrattato incontrava la sinistra e costruiva una lotta. Oggi è solo. Direbbe Lenin. Che fare? Faccio un esempio. A Roma distribuiamo ad un euro, grazie ad un accordo con una azienda, un chilo di pane alle persone più in difficoltà. Siamo partiti con mille chili; l’obiettivo è 10 mila chili. Lodevole, ma lo fa anche San Vincenzo. E’ ovvio che non si risolve così il problema del caro vita, ma oggi o si ricomincia anche da forme di mutualismo, da modi di stare con la gente per affrontare i problemi o la sinistra sparisce. Guardi: c’è molta più politica in questa distribuzione che in 27 convegni sul futuro della sinistra. Va bene: torniamo alla macropolitica lei parla di ricreare un’opposizione a sinistra. Senza pd? Il Pd fa opposizione e anche moderatamente al governo Berlusconi, ma non alla Confindustria. Anzi, cerca di contendere a Berlusconi l’amicizia della Confindustria. Deve essere una di quelle affermazioni per cui Vendola la giudica trinariciuto. Ma, come che sia, non le sembra incredibile che la sinistra sia sempre divisa? Certo, siamo al punto più basso. Ma il problema non è l’unità, è la proposta politica intorno a cui si cerca l’unità. La minoranza sostiene che nel partito si è creato un pessimo clima, anche con dispetti ai suoi componenti. Vero? E’ ovvio che la goliardata di incollare un telefono è sbagliata. Ma non dipingiamo la sinistra come 5 poverini attorniati da 500 cattivoni. Avevo proposto che entrassero in segreteria, hanno rifiutato. Ma compagni della minoranza sono il tesoriere, il presidente della commissione di garanzia, i responsabili degli enti locali, dell’ambiente e della comunicazione. Non sembrano proprio accerchiati. Però non negherà la spina di Liberazione, c’è chi dice che lei ama di più il Manifesto. Non rispondo alle menzogne. Il Manifesto è un bel giornale, ma Liberazione è necessaria. Però va maluccio, o no? Perde copie e ha un deficit, anche per colpa della delinquenziale legge berlusconi che minaccia la libertà di stampa, di 4,3 milioni di euro. Ma va rilanciata. Cambiando il direttore Sansonetti? Queste decisioni le prendono gli organismi dirigenti, non io. Condividi