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È stato uno dei leit motiv della campagna elettorale del Popolo della libertà: gli italiani con la vittoria di Berlusconi e della sua coalizione pagheranno meno tasse. Poi il ministro Tremonti ha voluto dare un taglio sociale all’obiettivo della diminuzione della pressione fiscale lanciando la “Robin Hood tax”. Il suo dicastero si faceva paladino dei lavoratori e di tutti quelli che hanno una retribuzione fissa, rassicurandoli sul fatto che avrebbero pagato meno tasse perché in compenso avrebbero pagato più tasse i grandi pescecani del sistema economico italiano, i petrolieri e i banchieri. Alla resa dei conti, cioè in fase di stesura della Finanziaria per il 2009, vediamo che petrolieri e banchieri pagano effettivamente più tasse, circa 6 miliardi di euro in più, ma tutti gli altri – lavoratori e pensionati in primis – non pagano affatto meno tasse (6 miliardi di euro in meno, come sarebbe dovuto essere grazie alla Robin Hood tax). Anzi si prevedono per il triennio 2009-2001 aumenti della pressione fiscale che si mantiene sempre al di sopra del 43 per cento del Pil. Le grandi promesse di detassare i salari, gli straordinari, di far rimanere più soldi nelle tasche degli italiani si infrangono contro la realtà dei numeri: sempre più famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese e vedono i salari e gli stipendi erosi dal continuo aumento dei prezzi dei beni di largo consumo e dalle tariffe delle utenze (trascinate in alto dall’aumento dei carburanti); 8000 comuni sono sull’orlo del fallimento, secondo un allarme lanciato dall’Anci, se non interverrà nella Finanziaria un correttivo in materia di trasferimenti agli enti locali, per i mancati proventi dell’Ici e i tagli operati dal governo. Stefano Vinti Presidente Gruppo Prc Condividi