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Destra o sinistra? Per un italiano su due "non contano ormai nulla": è quanto emerge da una indagine delle Acli presentata al convegno studi di Perugia. "Contano solo i risultati". Le parole della politica perdono il legame con le origini: il federalismo? È di destra; l'uguaglianza resiste a sinistra. I sentimenti nei confronti della politica: rabbia, sconforto, disgusto, ma anche speranza. Il voto secondo i valori: al primo posto la famiglia. Questi alcuni dati che emergono dalla ricerca. "Destra e sinistra dopo le ideologie. Democrazia rappresentativa e democrazia d'opinione" è il titolo del Convegno giunto alla sua 41° edizione. L'indagine esplorativa - i cui risultati complessivi verranno presentati domani - è stata realizzata nel mese di luglio dall'Iref, l'Istituto di ricerca delle Acli, su un campione di 1.500 individui rappresentativi della popolazione italiana per sesso, età e ripartizione geografica. I SENTIMENTI: RABBIA, SCONFORTO, MA ANCHE SPERANZA Al primo posto negli umori degli italiani c'è la rabbia nei confronti della "casta" (32%). Nel tempo dell'antipolitica prevalgono i sentimenti negativi, lo sconforto (29%) e persino il disgusto (25%). Ma il quadro non è del tutto nero. E' alta la percentuale di chi nutre ancora speranza nei confronti della politica (30%). Una speranza non accompagnata da altrettanta fiducia (15%), ma che è il segno comunque di un'aspettativa alta nei confronti di chi oggi governa il Paese. Pochi gli "appassionati" (5%) e pochi anche i nostalgici (6%). Più diffuse l'indifferenza (14%) e la noia (12%). Per un italiano su 4 è "tutto inutile": la casta dei politici non risolverà mai i problemi dell'Italia. 6 SU 10 SI TENGONO INFORMATI, MA IL 56% NON UTILIZZA MAI IL WEB Passando dai sentimenti ai comportamenti, il 18% degli intervistati dichiara di non interessarsi di politica, perché crede che siano i politici di professione a doversene occupare. Il 16% esprime un rifiuto netto, mentre 6 italiani su 10 dichiarano di tenersi comunque informati sulle vicende politiche. L'83% segue quotidianamente i telegiornali, il 35% legge i quotidiani tutti i giorni o quasi (esclusi quelli sportivi). Il 56% dichiara di non utilizzare mai Internet come strumento di informazione. DI POLITICA SI PARLA IN FAMIGLIA (38%) Chi "parla" di politica lo fa soprattutto in famiglia (38%) oppure al lavoro (15%). E se solo il 5% si sente "politicamente impegnato", il 22% dichiara di aver fatto discussioni con amici, parenti e conoscenti nell'ultimo anno per convincerli a votare un candidato. Le altre forme di partecipazione più praticate sono la segnalazione alle autorità competenti di questioni e problemi riguardanti il proprio quartiere o la propria città (14%), oppure la firma di petizioni per questioni sociali o politiche e l'adesione ad una proposta di referendum (13%). IL FEDERALISMO? E' DI DESTRA Le parole tradizionali della politica - lavoro, libertà, paceà - perdono la loro connotazione originaria. Non sono cioè - per la maggior parte degli italiani - "né di destra né di sinistra". I consueti vocabolari e armamentari retorici appaiono sempre più insufficienti. La parola più marcata ideologicamente è "federalismo", che è "di destra" per il 55% degli italiani. A destra anche la sicurezza (40%) e l'identità (32%) - con uno scarto ampio rispetto alla sinistra (+29 e +14) - la famiglia (31%) e la legalità (29%). Dall'altra parte, uguaglianza (38%), solidarietà (33%) e partecipazione (31%) rimangono le parole che caratterizzano di più la sinistra. La semplificazione del quadro politico seguita alle ultime elezioni è stata "salutare" per il 40% degli intervistati, mentre per il 30% si è trattato di un impoverimento del pluralismo politico. CONTANO SOLO I RISULTATI: 56% La pregiudiziale ideologica non funziona più al momento del voto. Solo il 17% degli intervistati non voterebbe mai un politico perché "di destra", il 15% direbbe no se fosse "di sinistra". 6 italiani su 10 voterebbero indistintamente a destra o sinistra se il politico fosse "capace di risolvere i problemi del Paese" e "onesto". Gli stessi contenitori politici tengono sempre meno: il 32% degli intervistati non si sente rappresentato da nessuna tra le definizioni politiche vigenti (sinistra, centro, destra, centro-sinistra, centro-destra). Le convinzioni ideologiche non contano ormai nulla per più di un italiano su due (56%), perché contano solamente i risultati ottenuti dai governi. IL VOTO SECONDO I VALORI: LA FAMIGLIA AL PRIMO POSTO (81%) Eppure non è solo al pragmatismo che guardano gli italiani. Tra il post-ideologico e l'antipolitica, la partita dei valori rimane aperta al momento del voto. Gli italiani infatti dichiarano di scegliere in base alle proprie convinzioni personali - "i valori in cui credo" - per il 38%. Il 30% valuta il programma politico più efficace e concreto, mentre solo il 10% dichiara di subire il fascino dei leader carismatici e comunicativi. E quali sono questi valori in cui credono gli italiani? Al primo posto, indiscutibilmente, la famiglia (81%), quindi il lavoro sicuro (33%), l'amicizia (15%), la fede religiosa (15%), l'autonomia e la libertà individuale (11%). Condividi