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PERUGIA - La paura che il calo dei consumi rafforzi la previsione di una stagnazione dell’economia per l’anno in corso si fa sempre più sentire. Aggiungiamoci poi che quasi il 50% del reddito di una famiglia copre le spese per le bollette, la casa e la salute, inframezziamoci pure il 21% delle spese riservate ai generi alimentari e la fotografia che si palesa ai nostri occhi non ha nulla di incoraggiante. Sandro Gulino, presidente di Confesercenti, spiega le difficoltà che attanagliano imprese e consumatori, spaventati dallo spettro della recessione. "La crisi dei consumi – dichiara Gulino - ha provocato un regresso improvviso per le piccole e medie imprese a cui si aggiunge il fenomeno delle grandi strutture commerciali, in particolare per il settore alimentare. I negozi specializzati, ad esempio anche gli ortofrutta, non riescono a reggere il passo e molto spesso non hanno altra scelta che chiudere. Tutto questo provoca una desertificazione urbana, serve una politica specifica che argini il problema “. “Le famiglie -continua Gulino - hanno un atteggiamento più selettivo, cercano di risparmiare, certamente prima c’era uno spreco maggiore. Tuttavia non bisogna pensare che il consumatore sia una figura univoca, sono le persone meno abbienti e gli anziani a rischio povertà. I pensionati andrebbero sostenuti per assicurare loro dignità, un benefit come la “social card” non è risolutivo del problema. Certo in tali condizioni uno accetta tutto, ma non bisogna illudersi che questo sia la panacea di tutti i mali. Stiamo andando, purtroppo, verso una «discountizzazione» della spesa. Non parliamo poi delle difficoltà delle famiglie; il loro indebitamento è passato dal 20% al 30% nel giro di pochi anni e quasi un terzo dei redditi se ne va in rate e mutui per la casa, vale a dire un 10% sottratto alla capacità d’acquisto “. “ In questo scenario qualcuno ci guadagna e sono le catene di grande distribuzione con l’appoggio, purtroppo, anche delle amministrazioni pubbliche senza che queste si preoccupino della desertificazione dei centri storici con il conseguente impoverimento anche culturale, di intere generazioni ”. “ Bisogna darsi una mossa, basta lasciare spazi aperti anche alle solite inutili polemiche sui rincari dei prezzi che gravano su tutti, cittadini e commercianti come dimostrano i dati Istat sul crollo delle vendite al dettaglio di giugno ed il leggero raffreddamento dell’inflazione nel mese di agosto. La verità è che tutti stiamo assistendo da mesi ad un’economia in stagnazione che riflette le tensioni internazionali e che di questo passo condurrà alla recessione. Il primo vero spazio su cui si deve al più presto intervenire è quello del settore energetico, dove il nostro Paese sconta ritardi strutturali pesanti. Tra le priorità dell’azione di governo ( e non solo quello nazionale) ci dovrà essere il rilancio della domanda interna, attraverso la riduzione delle tasse ed opportuni interventi di sostegno per i redditi più bassi. Serve un colpo di reni, uno scatto in avanti per, recuperando quei valori di coesione e fiducia fondamentali per il rilancio del nostro Paese. Non basta alzare salari e pensioni, bisogna produrre ricchezza da distribuire alle fasce marginali. Condividi