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E di ieri la notizia del sorpasso della Spagna sull’Italia: anche gli abitanti di questo Paese sono diventati più ricchi di noi. Un tempo non lontano, quando ci capitava di scorrere qualche statistica europea che avesse a che fare con il benessere dei cittadini, ci consolava il fatto che, pur trovandoci immancabilmente sul fondo della classifica, dietro di noi c’erano sempre e comunque Spagna, Grecia e Portogallo. Ora non è più così, perché dietro di noi rimangono solo le ultime due e chissà che un giorno non ci facciano anch’esse la sorpresa di passarci davanti! Eppure, solo il giorno prima avevamo appreso, dall’Istat, che l’occupazione italiana era cresciuta ancora: dell’1,8% per l’esattezza fra il terzo trimestre del 2006 e il terzo trimestre del 2007. Allora ci domandiamo: perché mai, se quasi tutti lavorano, siamo diventati più poveri della Spagna dove il tasso di disoccupazione è a due cifre? E perché mai in Umbria lo siamo ancora di più, se è vero che da noi le retribuzioni sono inferiori di un buon 10% rispetto alla media italiana, mentre la nostra occupazione è cresciuta ben al di sopra, superando abbondantemente il 4%? C’è qualcosa in questi conti che non torna! Ieri, poi, abbiamo appreso che le esportazioni italiane sono andate a gonfie vele. Abbiamo superato, per volumi, perfino l’Inghilterra e doppiato la Spagna. Ormai esportiamo di tutto e le nostre aziende fanno affari a più non posso in ogni parte del globo. Allora, ci domandiamo: perché i nostri lavoratori sono diventati più poveri di quelli spagnoli e stanno indietro di brutto rispetto a quelli inglesi? E come mai, i lavoratori umbri, che percepiscono retribuzioni inferiori del 10% rispetto alla media nazionale, sono ancora più poveri, malgrado che la nostra regione sia la sesta in Italia per incremento delle esportazioni? C’è qualcosa in questi conti che non torna. Oggi, troviamo scritto, nell’inserto economico del secondo giornale italiano (per diffusione), “La Repubblica”, che i salari italiani sono stati battuti dall’inflazione: la loro media di incremento in un anno, dal novembre 2006 al novembre 2007, è stata del 2%, quando nello stesso periodo il costo della vita è salito del 2,4%. Prendendo atto di questa situazione, il capo degli industriali italiani, Luca Cordero di Montezemolo, ha messo subito le mani avanti, affermando testualmente: “Dobbiamo tutti essere consapevoli, e lo dico evidentemente ai sindacati, che ci potranno essere aumenti salariali significativi solo a fronte di forti recuperi di produttività”. Sta a vedere che le aziende italiane sono riuscite a sfondare sui mercati esteri malgrado che i loro operai siano tutti degli oziosi! Montezemolo deve proprio pensarla così se poi assegna tutto il merito di questo successo alle aziende che, sostiene, sono state le “protagoniste della crescita grazie ad uno straordinario processo di trasformazione. Ora abbiamo bisogno di maggiore flessibilità (ancora!?) nell’organizzazione del lavoro e più in generale deve crescere, come è avvenuto negli anni scorsi in tutti i paesi industrializzati, la produttività che in Italia è molto più bassa rispetto ai maggiori concorrenti europei”. No, quindi, ai rinnovi contrattuali e una giustificazione del fatto che l’aumentata quantità delle esportazioni italiane non abbia aiutato il Paese a crescere. Nessun accenno alle generose sovvenzioni statali delle quali hanno goduto (e la Fiat, di cui è manager principale pagandolo profumatamente, dovrebbe saperne qualcosa) e che abbiamo pagato noi tutti, grazie alle quali hanno fatto e continuano a fare, buoni affari all’estero, il tutto per giustificare il fatto che si sono accaparrati interamente i maggiori profitti che da ciò sono derivati e che, magari, hanno anche lasciato all’estero, per non pagarci sopra le tasse. E’ così che si sono arricchiti sfacciatamente, mentre i loro lavoratori si sono impoveriti. Ecco, adesso i conti tornano! Condividi