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PERUGIA - Siamo di nuovo in piena emergenza idrica, l'allarme viene lanciato da Legambiente Umbria che si rivolge alla Provincia di Perugia e Regione Umbria affinché siano adottate misure urgenti per salvare quei fiumi e torrenti che ancora resistono alla morsa della siccità. Il gran caldo di queste ultime settimane, i numerosi prelievi d'acqua per irrigare le piantagioni di mais e tabacco, queste le cause principali che hanno azzerato l'acqua in molti torrenti e fossi e messo in crisi i fiumi principali come il Tevere, Chiascio e Topino. Ancora resistono i corsi d'acqua ricadenti sul bacino idrografico del Nera. "Dal monitoraggio e dai servizi di vigilanza svolti in questi giorni dalle nostre Guardie Volontarie Ambientali - dichiara Marco Pippi responsabile del sottore acque di Legambiente Umbria - sono state accertate condizioni molto critiche per molti corsi d'acqua, alcuni dei quali praticamente in uno stato di secca totale: una perdita ecologica inestimabile". Le maggiori criticità, secondo le sentinelle fluviali dell'associazione ambientalista, sono state rilevate sui principali affluenti del fiume Tevere a monte di Perugia, torrenti e fossi sia in sinistra che in destra idrografica in cui non sussistono più le condizioni di deflusso minimo vitale e quindi le condizioni essenziali per la vita acquatica. In sostanza, la poca acqua che rimane non solo non è più sufficiente per le esigenze naturali dell'ecosistema acquatico, ma tanto meno per quelle umane come appunto gli attingimenti per l'agricoltura. Questi i corsi d'acqua più importanti che secondo Legambiente sono più sofferenti. Torrente Ventia: deflusso idrico assente; deflusso minimo vitale assente, condizioni generali di secca, fauna ittica solo nelle rare pozze rimaste. Torrente Resina: deflusso idrico assente, deflusso minimo vitale assente, condizioni generali di secca, fauna ittica assente. Torrente Assino: deflusso idrico assente, deflusso minimo vitale assente, condizioni generali di secca/rare pozze; fauna ittica presente in rare pozze ma in condizioni precarie. Torrente Carpina: deflusso idrico assente, deflusso minimo vitale assente, condizioni generali di secca/rare pozze; fauna ittica presente in rare pozze ma in condizioni precarie. Torrente Niccone: deflusso idrico assente, deflusso minimo vitale assente, condizioni generali di secca; fauna ittica assente. Torrente Soara: deflusso idrico assente, deflusso minimo vitale assente, condizioni generali di secca/rare pozze; fauna ittica presente in rare pozze ma in condizioni precarie. Torrente Cerfone: deflusso idrico limitato, deflusso minimo vitale assente, condizioni generali di secca/rare pozze; fauna ittica presente in rare pozze ma in condizioni precarie - zona confluenza con il fiume Tevere. Fossi minori: in secca totale. Fiume Nestore: condizioni generali di portata idrica al di sotto della norma, imminenti processi di eutrofizzazione con formazioni di numerose alghe, alto il livello di inquinamento, vita acquatica in serio pericolo. Fiume Chiascio: condizioni generali nei limiti della norma, imminenti processi di eutrofizzazione con formazioni di numerose alghe e specie vegetali idrofite. Fiume Tevere: condizioni generali precarie a monte della confluenza con il fiume Chiascio con processi di eutrofizzazione in corso e notevole riduzione di portata idrica, alterazione che progressivamente va ad accentuarsi a valle della loc. Pierantonio sino a raggiungere il massimo livello a valle dell'abitato di Ponte Felcino. Nell'asta fluviale a valle della confluenza con il fiume Chiascio le condizioni sono nei limiti della norma ma con qualità delle acque scadente. "Una situazione a dir poco sconvolgente che desta molte preoccupazioni - continua Marco Pippi - ben sapendo che in queste condizioni basta poco, uno scarico abusivo industriale, un depuratore mal funzionante, per causare un grave danno ambientale all'ecosistema acquatico, come già avvenuto sul Tevere con la drammatica moria di pesci nel tratto di Collestrada – Ponte San Giovanni su cui ancora non sono state accertate responsabilità oggettive". A causa dei cambiamenti climatici, le disponibilità idriche sul nostro territorio sono sempre più limitate e non più sufficienti a soddisfare l'incalzante domanda proveniente dalle attività umane, in particolare dal settore agricolo che in questo periodo consuma circa il 70 -80% delle acque superficiali e in parte quelle sotterranee dei pozzi. È per questo che ancora una volta Legambiente Umbria si rivolge a Provincia e Regione affinché siano prese misure urgenti di salvaguardia, cominciando senza ulteriore ritardo con la sospensione delle licenze di attingimento per uso irriguo insistenti nei fiumi e torrenti più a rischio, e predisponendo un sistema di vigilanza efficace in grado di monitorare rigorosamente il territorio, non solo sul fronte dei prelievi abusivi dell' acqua, ma anche sugli scarichi provenienti dalle attività antropiche che rappresentano una seria minaccia viste le condizioni attuali dei corsi d'acqua. "Legambiente Umbria - conclude il responsabile acque dell'associazione - è sempre più convinta che la partita dell'acqua va affrontata attraverso la pianificazione e programmazione dell'uso della risorsa idrica in funzione delle disponibilità esistenti. I provvedimenti tampone dell'ultima ora non pongono soluzione alle cause, ma sono solo un palliativo che non aiuta quei corsi d'acqua ormai in secca totale, tanto meno le attività agricole dove l'acqua è di vitale importanza". Condividi