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Il lavoro nero continua ad essere una piaga della società e lo dimostra una recente indagine condotta a livello nazionale dalla Cgia di Mestre,un’associazione degli artigiani e piccole imprese. Secondo i dati diffusi l’Erario perderebbe ogni anno 33,5 miliardi di euro di imposte evase da lavoratori in nero; in Umbria il danno per le casse dello Stato si aggirerebbe sui 520 milioni. Nella nostra regione, in un anno il lavoro sommerso avrebbe un valore economico che arriva a sfiorare il miliardo e mezzo di euro, con un’incidenza sul Pil regionale pari al 7,3%. Diverse regioni del centro-sud stanno peggio di noi, come Calabria o Sicilia, dove si ragiona di percentuali a due cifre, ma facendo le proporzioni, il dato umbro risulta essere sopra la media, con 573 euro sottratti alle tasse pro capite, anche se la maglia nera per il denaro sfuggito alle maglie del fisco grazie ai lavori in nero spetta alla Lombardia, dove l’Erario si vede svanire sotto al naso quasi 4 miliardi di euro all’anno. C’è anche da ricordare che il lavoro in nero , oltre al gravissimo danno finanziario per i conti pubblici che comporta e la mancanza di qualsiasi diritto da parte del lavoratore, azzera completamente tutte le questioni che attengono la sicurezza, in una situazione nella quale anche i lavoratori in regola non sono controllati né incentivati al rispetto delle misure di sicurezza, come dimostra la infinita catena di morti bianche, triste primato della nostra regione. Condividi