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Rifondazione a congresso: sembrava impossibile dopo i violenti scontri polemici delle scorse settimane, durante i congressi degli oltre duemila circoli locali. Nichi Vendola, candidato alla segreteria in cerca di voti, visto che la sua seconda mozione, con il 47%, è la più votata ma non ha raggiunto la maggioranza assoluta, mette in campo la sua proposta di mediazione. Che ruota attorno alla decisione di mettere tra parentesi, senza nominarla mai, la proposta cardine della sua mozione: la costituente della sinistra. "Io non voglio sciogliere il mio partito - dice Vendola - voglio che viva ma perchè possa vivere deve rimanere fedele al suo nome, e perciò infedele ai richiami della nostalgia e dell'identitarismo". La sua relazione, ricca come sempre sia sul piano dell'analisi che su quella del linguaggio e della suggestione, è punteggiata di segnali all'indirizzo del Pd, condannato per "le velleità di autosufficienza" ma con il quale il confronto va condotto "senza sconti o anatemi". Assolutamente inedito, per l'area dell'ex Arcobaleno, il giudizio sul fallimento elettorale, causato, secondo Vendola, anche "dalle intemperanze improduttive della sinistra radicale". Ma è l'accantonamento, momentaneo, della proposta della costituente che comportava giocoforza il 'superamento' di Rifondazione, la carta che Vendola gioca con successo per dividere la principale mozione che gli si oppone. Da giorni, Claudio Grassi, leader di Essere comunisti e alleato di Paolo Ferrero nella mozione 1, si oppone al fronte delle minoranze contro Vendola e lascia intendere una disponibilità a votarlo come segretario a fronte di un aggiustamento di linea. Oggi, Grassi legge l'intervento di Vendola come una novità, "ha archiviato - dice - la costituente". Mentre Ferrero analizza in modo diverso la posizione del governatore pugliese: "Non parlare di costituente non vuol dire che non c'è. Vendola su questo non fa chiarezza", commenta. Una divisione che potrebbe portare fin da domani a un atteggiamento congressuale divergente (e a riunioni separate) fra Grassi e Ferrero, ma non è scontato che Grassi possa accogliere subito l'apertura di Vendola e dargli il via libera per la segreteria. Soprattutto perché fra i suoi fedelissimi ci sono malumori di fronte all'ipotesi di votare Vendola, candidato giudicato "troppo bertinottiano" e non indicativo di una reale volontà di mediazione. Ma per ora, non emerge nessuna ipotesi di un candidato 'di mediazione', in campo resta il solo Vendola. Ferrero, dal canto suo, continua a dare battaglia partendo dall'idea che Vendola sia l'avversario da battere, e intanto schiera Maurizio Acerbo come oratore a nome della prima mozione. L'ex deputato svolge un intervento non di rottura, ma respinge le accuse di 'minoritarismo' e spinge il pedale dell'acceleratore sulla contestazione a Vendola della 'subalternità' al Pd. "Non ci sono le condizioni per un nuovo centrosinistra se non battendo questo Pd". Condividi