tomiie.jpg
di Gaetano Veninata TERNI – Da Satoshi Tomiie ad Andrea Mingardi, passando per George Clinton e Bobby Johnson: la decima edizione del Narni black festival, in programma dal 28 al 31 agosto nella cittadina umbra, non potrebbe essere più variegata. Sarà la Rocca albornoziana la cornice che farà da sfondo alla serata inaugurale dell’evento narnese, la “Black night”, sotto le stelle elettroniche di Tomiie, dj giapponese dai capelli brizzolati e dal carattere molto poco orientale. Nato a Musashino-shy Tokyo, Satoshi Tomiie è un esemplare raro di produttore giapponese che è riuscito a introdursi nell’industria statunitense della musica house ed elettronica, industria notoriamente blindata per chi non veste “stars and stripes”. Famoso dall’ormai lontano ’89, anno di lacrime europee (per qualcuno di gioia, per altri no), con il brano, appunto, “Tears”, Satoshi e' conosciuto anche per i suoi leggendari remixes che lo vedono accanto a grossi artisti come Michael e Janet Jackson (“Scream”), Mariah Carey, Simply Red (“Remembering The first time”), David Bowie, U2, Diana Ross (“Upside down”), nonche' per le produzioni realizzate tramite la propria label, la Saw recordings. Una serata di apertura che si preannuncia dunque “elettronica” più che elettrica, policroma più che “black”. Sarà perché Narni è “una città a strati” (romano, medievale e rinascimentale), o sarà perché un festival non è un festival se non è incrocio di culture (e musiche) differenti, ma il giorno dopo la notte nera di Tomiie, a farla da padrone saranno le note tutte italiane di Andrea Mingardi, che nella splendida cornice di piazza dei Priori presenterà la sua “RossoBlues brothers band” (gruppo con cui ha partecipato a Sanremo nel 2004), in un tributo a Ray Charles. “The genius on my mind”, questo il titolo dell’ultimo album del sessantenne artista bolognese, è infatti un inchino al re del soul morto a Beverly Hills nel 2004, attraverso le note di un concerto registrato dalla band di Mingardi al “Porretta soul festival 2008”. Dal re del soul, Ray Charles al re del funk: sarà infatti George Clinton, monarca e primo ministro (è il frontman dei Parliament) “della giungla e della strada”, come amò definirsi negli anni settanta., a chiudere la serata del 29 agosto. Artista poliedrico, inventore del “pure funk”, Clinton è il simbolo di un’America che sopravvive ancora negli occhi allegri e stanchi degli abitanti della strada, di chi concepisce la musica come nata “per liberare gli umani dalle forze negative di un mondo senza funk”. Sabato 30 sarà la volta di Bobby Johnson e i Soul Spinner; Johnson, artista soul molto legato a Narni e al suo festival (non è la sua prima partecipazione) è considerato a tutti gli effetti uno degli ultimi real-soul singers, con il suono rauco e vissuto di chi mescola nei propri testi orgoglio nero e patriottismo. A concludere la decima edizione del festival, i Village People. Una scelta non del tutto condivisibile, dopo una tre giorni che vede alternarsi sul palco Satoshi Tomiie, Andrea Mingardi, George Clinton e Bobby Johnson. Stanchi e ripetitivi, i Village People, che secondo le intenzioni degli organizzatori dovrebbero essere la ciliegina sulla torta, rappresentano in realtà, una conformistica chiusura di sipario. Ci si sarebbe aspettati qualcosa di più di “Macho man”, per una platea, e una cornice speciali come piazza dei Priori e la Rocca albornoziana. Fortunatamente, per il secondo anno consecutivo, verrà riproposta la "street parade": la Fantomatik Orchestra, con le sue note funky, soul, jazz, rock-blues ed etnopop colorerà il cuore cittadino. Infine, la manifestazione narnese verrà patrocinata dall’Arcigay: una testimonianza simbolica importante, in un’Italia che si sveglia ogni giorno un po’ più intollerante. Appuntamento a Narni, dal 28 al 31 agosto. Condividi