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“Il nostro voto favorevole al rinvio in commissione della discussione sulla legge sulla sicurezza nella seduta odierna del consiglio regionale è stato dettato dall’esigenza di una necessaria fase di ulteriore approfondimento sulle proposte della Giunta regionale, e dalla volontà di ascoltare anche tutti coloro che vogliono apportare altri contributi alla normativa”. I consiglieri regionali del Prc, Stefano Vinti (capogruppo) e Pavilio Lupini, motivano così la loro scelta ed aggiungono: . “Il dibattito sul tema della sicurezza nelle nostre città è di fatto entrato prepotentemente nel lessico comune. I motivi per cui questo è avvenuto sono molti e riguardano principalmente le trasformazioni sociali sempre più veloci prodotte dalla globalizzazione e dai processi migratori, il progressivo impoverimento delle classi popolari, il tasso d'invecchiamento della nostra popolazione, la solitudine urbana, la sconfitta epocale del movimento operaio e delle sue rivendicazioni. La percezione dell'insicurezza è quindi un fenomeno vissuto come reale dalla nostra popolazione, vissuto più intensamente quanto meno capitale relazionale, culturale, ed economico le persone hanno. E in Umbria tale percezione è elevata, visto che il 69% degli umbri si sente insicuro. Su questo terreno la destra è riuscita a costruire il proprio consenso politico, attraverso forme di comunicazione che fanno leva sui singoli casi per parlare alla pancia del paese, o attraverso la mobilitazione nei territori con i comitati per la sicurezza o le ronde che hanno avuto lo scopo di continuare a tener viva l'emergenza senza risolverla, alimentando la guerra tra i poveri e ai più deboli. Le leggi della destra in realtà, Bossi - Fini sull'immigrazione e Fini - Giovanardi sulle droghe, non hanno fatto altro che aumentare clandestinità e lasciare spazio alla crescita di imprenditorialità criminali che sul traffico della droga ad esempio sono cresciute a dismisura”. Se questo è vero non possiamo continuare come forze della sinistra ad affrontare questa discussione in difensiva come abbiamo fatto fino ad oggi, senza confrontarsi sul fenomeno in termini pragmatici e produrre le nostre risposte. Per questo riteniamo che occorre, mettere in piedi una discussione intelligente in grado di disattivare la sindrome della paura sociale che attraversa le nostre città. Occorre monitorare il fenomeno della criminalità nella sua interezza, non banalizzando la microcriminalità, non nascondendo l'espansione mafiosa che si sta determinando in zone dove prima non erano segnalate le sue attività, non sottovalutando il fatto che spesso non c’è certezza della pena per chi è riconosciuto colpevole di atti delittuosi. Per quanto ci riguarda un'imprenditore che subappalta ad una ditta in odor di mafia, o che fa lavorare in nero le proprie maestranze rende molto più insicure le nostre città di un ragazzo che coltiva una pianta di marijuana. Il fenomeno della criminalità deve essere studiato con analisi quinquennali in grado di dire se alcuni reati stanno crescendo o meno nel territorio. Molto spesso infatti, i dati sconfessano la percezione comune. L'esercito nelle città è una risposta sbagliata e autoritaria perché al di là dell'aumento o meno dei reati, non c'è una vera emergenza da giustificare il suo intervento. Altrettanto pensiamo sia sbagliato affidare ai sindaci poteri prefettizi o delegare ai privati cittadini il mantenimento dell'ordine pubblico. Sicurezza vuol dire innanzitutto sicurezza dei diritti, un territorio deve essere sicuro per chi ci lavora, per chi ne respira l'aria pulita, per chi vive ed abita nei quartieri. Senza risolvere le cause che originano la povertà, lo sfruttamento, la marginalità sociale saremo tutti insicuri. Se esistono trend di crescita di fenomeni illegali occorre affrontarli, ed è lo Stato l'unico soggetto legittimato a farlo, delineando strategie d'intervento che rassicurino i nostri cittadini e al tempo stesso siano efficaci nel contrasto dei reati. Le politiche della tolleranza zero, introducendo il reato di clandestinità, mettono sullo stesso piano l'assistente familiare e lo spacciatore, l'operaio sfruttato e il suo sfruttatore, non risolvono i problemi ma li spostano da un quartiere ad un altro. Occorre lavorare su elementi di prevenzione degli atti criminosi anche per quanto concerne l'attività delle forze dell'ordine, all'interno del rispetto della carta costituzionale. Per questo pensiamo che vada rilanciato un progetto per la “sicurezza democratica” che permetta di affrontare il fenomeno in termini concreti, senza cedere alla retorica dell'emergenza o mettendo la testa sotto la sabbia. Ecco le nostre proposte. 1. PARLIAMO DI SICUREZZA SENZA RENDERE INSICURI Vanno responsabilizzati i media locali a trattare l'argomento sicurezza senza generare razzismo e xenofobia; recentemente i giornalisti hanno approvato un codice deontologico su questo tema, occorre fare in modo che i media locali non siano la prima causa che genera paura diffusa senza dati reali che giustificano il fenomeno. 2. DALLA PARTE DELLE DONNE. TAXI ROSA E CIRCOLAZIONE GRATUITA SUGLI AUTOBUS PUBBLICI Va ridotto il rischio per le donne di essere soggette a violenza sessuale o di essere importunate e infastidite pesantemente. Va resa serena la loro scelta di fare vita sociale serale o notturna. Per questo si può prevedere un costo ridotto per donne sole che nelle fasce notturne prendano il taxi. Alle donne gli enti locali possono dare dei buoni che riducano i costi dei taxi. Il percorso dalla fermata a casa può essere potenzialmente pericoloso. Sempre nelle fasce notturne deve essere consentito alle donne di prendere gli autobus anche non alle fermate previste. Troppo spesso le donne vittime di violenze in famiglia vivono in un condizione di sofferenze e di paura (anche quando la violenza è solo psicologica) al punto di non trovare il coraggio di denunciare. Gli enti locali devono prevedere un servizio di accoglienza, sul modello delle case di fuga e di ascolto. Numeri verdi, "Help Line", Consultori sono i punti da rilanciare 3. DALLA PARTE DEGLI ANZIANI. TAXI SENIOR E PROTEZIONE A CASA Vanno previste forme di sostegno economico agli anziani che nelle ore serali e notturne prendono il taxi. Così la loro vita sociale sarà più facile e serena. Va estesa la possibilità, già oggi sperimentata, di avere a casa sistemi elettronici e telefonici di immediata comunicazione di un pericolo alle forze di polizia o ai servizi di assistenza. Vanno incentivate forme di pagamento informatico facilitate sia per la riscossione delle pensioni sia per i pagamenti. 4. DALLA PARTE DEI MINORI E DEI GIOVANI. GRATIS IN DISCOTECA COI MEZZI PUBBLICI E INFORMAZIONE CONTINUA SULLE NUOVE DROGHE Vanno rafforzate quelle politiche sui trasporti pubblici che prevedano l'uso gratuito nei week-end di mezzi di trasporto pubblico locale. In tal modo si potrebbe ridurre il rischio di incidenti e quello di subire aggressioni violente. La collettivizzazione dei mezzi di trasporto neutralizza i rischi di subire violenze. Fuori dai luoghi di frequentazione dei giovani va distribuito materiale informativo in particolare sulle nuove droghe e i rischi per la salute. Vanno incentivate le unità di strada e date risorse ai servizi per le tossicodipendenze, le nostre città sul modello europeo devono dotarsi di piano urbani per il governo del fenomeno delle dipendenze. Un consumatore sotto controllo pubblico è meno rischioso per sé e per gli altri. Vanno creati percorsi di integrazione per le seconde generazioni di immigrati 5. MAGGIORE ILLUMINAZIONE NELLE CITTA' PERCHE' IL BUIO FA PAURA Il rischio di essere vittime di piccoli reati cresce laddove il contesto urbano lo favorisce. Il buio è una condizione di incentivo ai piccoli e grandi crimini contro la persona. Il buio fa paura. Per questo va fatto uno sforzo straordinario investendo risorse economiche per illuminare i centri storici, tutte le aree periferiche, le aree abbandonate. Una città più illuminata è una città più sicura. 6. PIU' VERDE, PIU' SICURI Il verde, i parchi piccoli e grandi sono un antidoto alla violenza e al degrado urbano. Nei luoghi pubblici ben tenuti con spazi verdi che i bambini possono utilizzare dimiuiscono i rischi di violenze. La presenza comunitaria di famiglie disincentiva la presenza di coloro che intendono importunare. Il verde serale illuminato è un obiettivo da estendere a tutta la città. 7. ASCOLTIAMO LE VITTIME. CENTRI DI MEDIAZIONE SOCIALE NEI QUARTIERI Il conflitto urbano va tenuto in debito conto ed affrontato. Pensiamo che occorre dotare i nostri quartieri di sportelli in cui le vittime di reato possono trovare ascolto anche attraverso un numero verde telefonico 8. FORMAZIONE INTEGRATA DI OPERATORI SOCIALI E DEL CONTROLLO Vanno finanziati corsi di formazione integrata tra operatori sociali e di polizia. I linguaggi e le filosofie di intervento devono essere omogeneizzati per evitare contraddizioni pericolose. Non può essere che un assistente sociale operi per la reintegrazione e un tutore dell'ordine la impedisca. Ad esempio controlli a tappeto di detenuti in misura alternativa sui luoghi di lavoro da parte di poliziotti in divisa possono disincentivare e spaventare i datori di lavoro che possono essere indotti a licenziare persone sulla via della reintegrazione. 9. ABBATTERE I TASSI DI RECIDIVA Un detenuto reinserito è un investimento per la sicurezza ed una percentuale di reati in meno e di costi sociali. Occorre preparare corsi di reinserimento preventivi al rilascio suggeriti da tempo dal Consiglio di Europa. A qualche mese dal rilascio l'ente locale dovrebbe informare il detenuto in via di uscita di come ottenere l'indennità di disoccupazione, di come avere prestazioni sociale e sanitarie, di dove rivolgersi per avere un lavoro, della rete sociale di sostegno e accoglienza notturna. Deve essere evitata l'uscita in solitudine foriera di rischi di recidiva. 10. EDUCAZIONE AI DIRITTI E ALLA NON - VIOLENZA NELLE SCUOLE MEDIE E SUPERIORI Vanno organizzati capillarmente corsi di educazione ai diritti e alla non-violenza nelle scuole con testimonial famosi e amati dai ragazzi. Questo è un antidoto al bullismo, alle richieste di penalità e di violenza pubblica, alle forme di intolleranza giovanile. 11. LOTTA ALLO SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE Vanno sostenute le politiche di emancipazione delle prostitute costrette a vendere il proprio corpo da sfruttatori organizzati in modo criminale, occorre che le nostre città si dotino di piani di intervento sul tema come hanno fatto altre città d'Europa (Zoning). Va fatto attraverso percorsi protetti di fuoriuscita finanziati dagli enti-locali. Donne allontanate dai giri e dalle strade vanno aiutate in percorsi di regolarizzazione e inserimento lavorativo. Nel frattempo vanno fatte una campagne contro la prostituzione e la schiavitù infantile, che riduca la domanda di sesso da parte della popolazione maschile. 12. PIU' PARTECIPAZIONE, PIU' VIVIBILITÁ I NOSTRI QUARTIERI Vanno attivati progetti di mediazione del conflitto urbano, vanno sviluppate le pratiche di mediazione culturale e d'incontro fra i soggetti, le feste di quartiere , le sagre, come i progetti di buon vicinato sono elementi importanti per ricostruire legame sociale. Lo sviluppo delle città deve prevedere un “piano regolatore sociale” che eviti la speculazione edilizia ed il concentramento di ghetti urbani. Se questi esistono occorre adoperarsi perché vengano smontati. Occorre rompere la rigidità fra quartiere ricchi e poveri dove si concentrano tutte le marginalità sociali”. Condividi