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di Luca Spaccini Tremonti e il Ministero delle Finanze, una strana coppia, che sembra proprio non funzionare e non comprendersi. Prima la finanza creativa, ora la finanza distruttiva. Anche questa volta la ricetta del buon Giulio per gestire le finanze dello Stato ( quello stesso Stato che Bossi e i suoi leghisti disprezzano, anche volgarmente, ma dal quale percepiscono lauti finanziamenti e stipendi) non sembra avere grandi prospettive, anzi riesce a creare nel Paese una diffusa preoccupazione in tutte le classi di lavoratori, dagli operai ai rettori degli atenei. La finanziaria passa il primo scalino della Camera con un voto di fiducia e l’intenzione di serrare i tempi per il passaggio a Palazzo Madama, si parla addirittura entro la prossima settimana, con una opposizione che una volta tanto fa il proprio lavoro cercando di creare degli spazi per un più approfondito riesame, visto che stiamo parlando di una manovra che subiremo per i prossimi tre anni. Ma se il clima all’interno dell’emiciclo non sereno, fuori dal Palazzo possiamo parlare di tempesta; sul piede di guerra stanno scendendo praticamente quasi tutte le classi sociali, e non passa giorno che davanti a Montecitorio non ci sia un qualche presidio di associazioni o categorie che si sentono minacciate dall’incombente manovra finanziaria. I sindaci sono preoccupati, e con loro anche gli amministratori delle altre realtà territoriali, per il taglio di tasse, vedi Ici, senza alcun tipo di compensazione da parte del governo. Tradotto significa che i “berlusconiani” si fanno belli col taglio delle tasse, ma lasciano gli enti locali senza una buona parte degli introiti destinati comunque ai servizi ai cittadini. E così sarà per molte altre situazioni, per le quali sarà comunque il cittadino, fruitore di servizi e quindi sempre al termine di questa ‘catena’ a dover subire le rivalse di chi si è visto ‘scippare’ fondi. La lista delle realtà in procinto di mobilitarsi è abbastanza vasta; oggi i lavoratori degli uffici giudiziari, domani il Cip, il comitato degli insegnanti precari, il giorno dopo saranno presenti davanti a Montecitorio i sindacati del settore finanze. Anche l’Ugl, il sindacato più vicino all’attuale compagine di governo protesta con mobilitazioni ripetute e minaccia una grande manifestazione ad ottobre. Preoccupazione anche da parte dei sindacati confederati, anch’essi orientati verso una mobilitazione generale. Persino i rettori di varie università, come la Sapienza a Roma, l’ateneo di Torino e quelle dell’Emilia Romagna si dicono seriamente preoccupati per il futuro dell’istruzione accademica; assemblee si sono svolte all’interno di queste istituzioni, con la partecipazione di personale docente, tecnico e degli studenti. Con diverse sfumature, ma da tutte le assemblee è emersa la necessità di ricorrere subito a grandi mobilitazioni, scioperi, addirittura l’occupazione di atenei e, da parte dei ricercatori il blocco dell’anno accademico 2008-2009. E ancora medici, pubblico impiego, forze dell’ordine, è difficile trovare una parte, non collusa coi poteri forti, che non sia rimasta scontenta e preoccupata da questa manovra che in effetti non prevede alcuna possibilità di rilancio dell’economia la rivalutazione dei redditi e che affosserà, con i 13 miliardi di tagli, qualsiasi speranza di ripresa e di persino di vita dignitosa per una vasta parte della popolazione italiana. > Condividi