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di Nicola Bossi Lo spettro degli esuberi, ovvero di quel personale da mandare a casa in nome e per conto dei conti aziendali, aleggia sempre di più sopra gli stabilimenti umbri della Petrini e Mignini. Le caratteristiche per chiedere sacrifici, lacrime e tagli da parte delle due aziende ci sono tutte. Eh già perchè da lunedì sera i gruppi Petrini e Mignini sono diventati una sola cosa, avendo deciso di fondersi. Viaggiare insieme per non morire, secondo i vertici nazionali delle due aziende umbre che un tempo erano esempio di sviluppo nel mercato dei mangimi. Si sono unite perchè progressivamente hanno perso quote di mercato, perchè considerano inaspettato l'aumento delle materie prime degli ultimi mesi - quando invece erano sulla bocca di tutti da più di un anno, segno che la programmazione dei due gruppi è veramente al minimo storico - e terzo perchè la globalizzazione ha cambiato le impostazioni nelle aziende medie. "Riorganizzazione" è la parola chiave del "gruppo fuso" che però verrà presentata nel dettaglio non prima del prossimo mese di aprile. Quattro mesi di alta tenzione anche se si spera che fino ad allora la mannaia, se non sarà possibile fermarla, entri in azione. Ieri, nelle assemblee umbre tenute nei due stabilimenti di Petrignano e Bastia, i lavoratori hanno condiviso queste preoccupazioni ed hanno dato mandato alle segreterie regionali di avviare un percorso preventivo per scongiurare eventuali esuberi di personale. Secondo alcune indiscrezioni provenienti dal sindacato della Cgil, nei piani dei "boss" ci sarebbe l'intenzione di mantenere in Umbria un solo stabilimento. Questo vuol dire ri-impiegare un terzo degli operai nello stabilimento salvato. Un altro terzo proporgli una sorta di delocalizzazione in altri impianti italiani. L'ultimo terzo potrebbe essere carne da macello. "La fusione non deve comportare nessun tagli del personale dei due stabilimenti": con questo obiettivo categorico Flai, Fai e Uila dell'Umbria richiederanno nelle prossime settimane una serie di incontri. Il primo con le segreterie sindacali nazionali, per elaborare una strategia di gruppo e successivamente con le istituzioni regionali, che in passato sono state attivamente impegnate nel processo di acquisizione di Petrini da parte di Mignini. Tutto questo per cercare di incidere preventivamente sulle scelte aziendali. Come si suol dire, “bisogna agire prima che i buoi escano dalla stalla”. Condividi