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PERUGIA - “E’ assolutamente necessario che il Governo rinunci al maxiemendamento sul decreto n. 112 del 25.6.2008 – afferma una nota dell’Anci Umbria - maxiemendamento che peggiora ulteriormente un attacco alla finanza locale e che è stato definito “non certo intelligente” dallo stesso Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta. L’ANCI nazionale deve impegnarsi fino in fondo per far invertire una rotta disastrosa per il complesso delle Autonomie Locali e per la vita dei cittadini”. Lo ha detto il Presidente dell’ANCI Umbria Paolo Raffaelli aprendo a Perugia, presso la Scuola di Amministrazione Pubblica di Villa Umbra, il Convegno sul D.L. 112 illustrato da due relatori di eccellenza: il dott. Luigi Ferrara, Dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e il Consigliere del TAR, Germana Panzironi, Vice Capo di Gabinetto del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione. “L’irrazionalità dell’impostazione esattoriale del Governo, ha sottolineato ancora Raffaelli, sta tutta in un raffronto: il Comune di Torino per aver finanziato gli investimenti connessi alle Olimpiadi invernali ed alla nuova metropolitana subisce un taglio di 179 milioni di euro, quasi 200 euro per ogni cittadino torinese, mentre il Comune di Taranto, che ha fatto fallimento e che si è sciolto portando i libri in Tribunale, e rimesso conseguentemente in equilibrio con denaro pubblico, si vede riconosciuto un bonus aggiuntivo di 15 milioni di euro. L’impostazione del decreto 112, peggiorata dal maxiemendamento all’esame della Camera, premia insomma i Comuni meno attenti, per usare un eufemismo, e punisce i Comuni amministrativamente attivi, forti investitori: più che quello di Robin Hood questo è il principio dello Sceriffo di Nottingham”. Gli amministratori umbri non intendono sfuggire ad un dovere di condivisione delle responsabilità, in un quadro di tutela dell’interesse nazionale, e quindi non ci limiteremo alla protesta ma metteremo in campo tutte le misure necessarie per permettere ai Comuni di funzionare. E’ chiaro però che una impostazione di questo genere dimostra tutta l’incongruenza di un modello che scarica sui Comuni competenze e responsabilità sempre maggiori, ad esempio sulla sicurezza, ed al tempo stesso non solo non fornisce risorse compensative ma taglia ulteriormente. Lungo questa via si corre il rischio di minare alle fondamenta il ruolo e la credibilità dei Comuni, con conseguenze incalcolabili sul ruolo e la credibilità dello Stato”. Condividi