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“Trentacinque anni di campagne che non avremmo mai voluto fare” è una raccolta di oltre 100 annunci sui temi della comunicazione sociale realizzate da Saatchi & Saatchi in Italia e nel mondo. Si va dal celebre manifesto con l'uomo incinto per la promozione della contraccezione, creato in Inghilterra agli inizi degli anni '70, sino a quella per Napoli con la foto di un vicolo sommerso di mondezza con davanti una bella poltrona rossa da primo cittadino e lo slogan “Il nostro prossimo sindaco dovrà lavorare qui” dell'anno scorso. La mostra è aperta al Chiostro di San Nicolò di Spoleto e, in occasione della sua apertura, è stata firmata una convenzione tra la Fondazione Festival dei 2 Mondi e l'associazione Socially Correct che, a partire dal prossimo anno, garantirà un appuntamento fisso sulla comunicazione sociale durante la manifestazione spoletina. Quella della Saatchi&Saatchi è un'esposizione itinerante che è già stata in varie città e verrà allestita ad Atene a fine Ottobre, arricchendosi sempre di nuovi contenuti, nuove campagne e iniziative di comunicazione su temi sociali da tutti i paesi del mondo. Molte sono celebri, tante scioccanti e centrate su immagini molto forti di guerra, fame, malattie, altre più indirette e che colpiscono per l'invenzione, come quella con Marina Lante della Rovere di tanti anni fa, nuda e con una folta pelliccia tra le gambe: ''L'unica pelliccia che non mi vergogno di indossare'' per l'organizzazione animalista internazionale Ifaw) o il manifesto scuro con, nel nero di un volto, solo un'occhio con una lacrima: ''L'unica acqua rimasta in Ruanda'' per la Fao. Nel corso dell'inaugurazione è stata presentata la campagna vincitrice del Premio Socially Correct, un progetto dedicato a Paolo Ettorre, l'Amministratore delegato di Saatchi&Saatchi scomparso nel gennaio 2007, pubblicitario sensibile alle cause sociali e promotore di numerosissime storiche campagne: per l'edizione 2008 sono stati premiati gli studenti dell'Università Statale di Milano. Già dai primi anni '70 la vocazione di Saatchi&Saatchi nelle campagne sociali si è manifestata dimostrando come idee semplici e forti siano fondamentali, anche quando non si vendono oggetti di consumo. E' proprio su questa falsa riga che si muove il tema centrale della mostra, in cui Saatchi&Saatchi ha voluto raccogliere gli esempi più significativi delle campagne sociali sviluppate negli anni, quelle che si preferirebbe non dover fare, perché vorrebbe dire che tutto va per il meglio. L'azienda sostiene di essere “l'agenzia italiana che più di ogni altra vanta una tradizione e una vocazione consolidate nello sviluppo di campagne su temi sociali”. Intanto il Festival è arrivato a metà del suo percorso, segnato dallo spettacolo con regia di Bob Wilson, una magistrale “Opera da tre soldi” che si replica anche oggi, mentre è partita anche la danza con Men Only e Ronconi tiene le sue Lezioni su Ibsen. Un programma intenso, anche se si avverte l'assenza dei centrali, affollati e celebri Concerti di mezzogiorno, e al Caio Melisso a quell’ora oggi si è potuto assistere a due operine musicali francesi di Debussy e Poulec, ma assai deludenti senza alcun allestimento teatrale. Si tratta di giochi musicali nati per bambini, “La boite a joujoux” e “L'histoire de Babar”, in genere costruite con coinvolgenti e poetiche pantomime danzate su musiche giocose semplici, la cui esecuzione concertistica appare, pur nella sua perfezione con L'Orchestra nazionale di Lione, superflua e alla fine noiosa, nonostante l'impegno come voce narrante di un attore quale Didier Sandre. Insomma il rilancio è cominciato e va sulla strada giusta, ma forse alcuni recuperi del passato e valutazioni nuove andranno fatte, per riportare da Roma il pubblico di un tempo, che per ora appare abbastanza assente, a giudicare dai teatri in cui, se va bene, a essere piene quasi solo la platea. Anche se forse con l'arrivo, nei prossimi giorni, di Franca Valeri e poi di una serata popolare come quella con la Litizzetto, le cose cambieranno. Condividi