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PERUGIA - Passa anche attraverso la coltivazione di dodici ettari di terreno la difficile strada del reinserimento nella vita sociale e lavorativa dei detenuti. Ne sono convinti gli ideatori del progetto “Podere Capanne” che ha portato alla costituzione di una azienda agricola nelle immediate vicinanze della Casa circondariale di Perugia. Qui sei detenuti dell’istituto di pena sono impegnati nella coltivazione di un uliveto di oltre quattro ettari, con varietà DOP Olio Umbria, di un frutteto di quasi tre ettari e di un orto, che dispone di oltre duemila mq. di serre fredde, coltivato secondo stagionalità, con specie che vengono seminate e trapiantate scalarmente seguendo il calendario lunare. Nel podere sono banditi diserbanti o diradamenti chimici, mentre vengono utilizzati i concimi e gli antiparassitari ammessi in agricoltura biologica. L’azienda agricola, gestita dalla cooperativa sociale “Gulliver” e sostenuta dal Ministero della Giustizia con un finanziamento di 350mila euro, commercializza i propri prodotti avvalendosi di gruppi di acquisto solidale e fornisce settimanalmente ai ristoratoti vicini le produzioni biologiche. “Si tratta di clienti – affermano i promotori dell’iniziativa - entusiasti della varietà e dei sapori delle nostre verdure, così diversi rispetto a quelli che si trovano nella grande distribuzione”. Nella Casa circondariale di Perugia c’è poi un punto vendita dove il personale dell’istituto di pena e quanti operano nella struttura penitenziaria possono acquistare prodotti agricoli freschi. “Da un punto di vista paesaggistico – ha detto Luca Crotti, coordinatore tecnico del progetto – abbiamo preservato gli alberi ornamentali esistenti e abbiamo utilizzato siepi e bordature tra gli appezzamenti di terreno per evitare contaminazione di parassiti. L’aspetto igienico – ha spiegato Crotti - è fondamentale nella coltivazione biologica dove le piante vengono trattate con insetticidi non di sintesi ma naturali, come rame e zolfo, e la concimazione è fatta con un composto riconvertito dalla raccolta differenziata di rifiuti”. Condividi