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Roma. All’inizio furono gli immigranti senza documenti, e adesso, il governo di Silvio Berlusconi, nella sua personale lotta contro il “male”, insorge contro la prostituzione. I relatori di un nuovo decreto che si sta redigendo, i presidenti della Commissione di Giustizia e Affari Costituzionali del Senato, Filippo Berselli e Carlo Vizzini, prevedono che la prostituzione sia considerata come “pericolosa per la sicurezza e la moralità pubblica” ed includono, oltre che le meretrici, “coloro che vivono del profitto della prostituzione”. Si dimenticano di coloro che ricorrono alla ricerca dei servizi di questo offizio e condannano i disobbedienti, che già abbiano ricevuto un avviso da parte del giudice, ad un periodo massimo di sei mesi di reclusione. Se dopo tutto questo, “il soggetto pericoloso” non cambia tipo di vita, l’ammenda prevista include la misura di proibizione di residenza in una città per un periodo superiore ad un anno ed inferiore a cinque. Come era da supporre, la notizia ha provocato un’alzata di scudi generale con dure critiche da parte dell’opposizione e da parte della magistratura. In particolare, il presidente dell’Associazione Nazionale dei Magistrati, Luca Palamara, ha parlato ieri di questo decreto e della clandestinità come delitto nel dibbattito dell’apertura del 29° congresso del sindacato degli avvocati, specificando che “la piaga é lo sfruttamento, quando le prostitute sono vittime del traffico di esseri umani. L’obiettivo dei legislatori e dei magistrati deve essere di individuare e castigare i trafficanti”. Riguardo al delitto di candestinità, Palmara é stato altresì critico, segnalando che tutte queste misure del pacchetto sicurezza creano “gravi disfunzioni nel sistema carcerario”. Più polemico é stato l’ex ministro degli Interni, Beppe Pisanu, che ha etichettato come “aberrante attribuire unilateralmente alle prostitute il presunto delitto contro la sicurezza e la moralità, assolvendo a priori i clienti”. Orecchie da mercanti da parte del governo di Berlusconi che ha espresso il suo appoggio alla richiesta, il che piace molto a colei che fu candidata alla presidenza del Consiglio per La Destra, Daniela Santanché, che con questa misura consegue ıl consenso a quel referendum che lei stessa promuove per l’apertura dei postriboli. Ieri ha spiegato la Santanché: “Si tratta del primo effetto positivo al referendum che proponıamo, in modo che si possa concedere, a quelle donne che non considerano il reinserimento nella socıetà, una forma di autoregolazione nel loro lavoro”. Davanti a questa mano dura del governo, molti si sono chiesti, dopo le prostitute e gli immigranti clandestini, quali saranno i prossimi obiettivi del governo. La comunitá omosessuale teme di essere il prossimo obiettivo di questa “crociata morale” del governo. Per il momento é giá sorta una forte polemica a Roma a causa della decisione del ministro delle Pari Opportunitá, la ex “show girl” Mara Cafagna, di sospendere la sovvenzione alla sfilata del Gay Pride previsto per oggi che ha come protagonista la comunitá omosessuale. In risposta, i gay l’hanno battezzata “Ministra dell’Inopportunitá” e oggi faranno sfilare un carro dedicato al membro piú sexy del governo Berlusconi, famosa per i suoi calendari senza veli. «Si chiama “Sobrietá” in omaggio ironico al ministro», spiega la pagina web del Circolo Omosessuale Mario Mieli. Inoltre si annuncia la presenza di “drag-queen” e “gogo boys” che imitano il ministro nelle pose che la lanciarono alla fama. A Roma il subbuglio per la sfilata si è scatenato non solo a causa del ritiro del finanziamento da parte del governo, ma anche per il cambiamento del percorso. Articolo orginale di Veronica Beceril, apparso su ABC il 7 giugno 2008 Condividi