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di E.P. Alberto Stramaccioni, storico segretario regionale del maggiore partito della sinistra umbra e dall’aprile 2006 all’aprile 2008 deputato del gruppo “L’Ulivo”, è uno dei non molti politici umbri che vedono con grande preoccupazione l’abdicazione da parte della politica, specificatamente nella nostra regione, dal ruolo che gli è proprio, ovvero di svolgere una funzione di guida nella vita sociale; ruolo che – afferma convinto- “in un sistema democratico-rappresentativo deve essere affidato soprattutto, anche se non esclusivamente, alle istituzioni liberamente elette dai cittadini, per la difesa dell’interesse generale delle proprie comunità”. In un suo recente intervento sulla stampa, a conferma di questa sua tesi ha citato i casi “emblematici” al riguardo che sono accaduti pressoché in contemporanea nelle due maggioro città dell’Umbria, vale a dire Perugia e Terni: nel capoluogo regionale le indagini avviate dalla magistratura sul tema tangenti e appalti; a Terni l’iniziativa della chiesa locale per “una comune responsabilità per il futuro”, con l’obiettivo di offrire una soluzione ai tanti problemi di quella città. Nel primo caso Stramaccioni, dopo aver espresso gratitudine ai magistrati perugini per l’azione che stanno svolgendo per evidenziare presunte attività di corruzione e concussione nel sistema degli appalti che pare coinvolgere imprenditori e responsabili di procedure amministrative al massimo livello nelle istituzioni democratiche, la Provincia soprattutto, si chiede se i Presidenti, i Sindaci, le Giunte, le Assemblee Elettive nel loro insieme, ferma restando l’autonomia e la responsabilità dei tecnici, non abbiano a loro disposizione strumenti per mettere al riparo le istituzioni da inquietanti interrogativi sulla trasparenza e la correttezza nella loro azione di governo. Una domanda alla quale necessita a suo parere dare una risposta al più presto, onde evitare che nell’opinione pubblica possa ingenerarsi, da un lato, la convinzione di una la possibile connivenza della “politica” con le pratiche tangentizie che sono state denunciate e, dall’altra – non certamente meno pericolosa per il ruolo e la funzione delle istituzioni pubbliche – l’idea che, pur non essendovi questa connivenza, resta comunque il fatto che i “politici” non sarebbero in grado di governare gli enti, perché del tutto inconsapevoli di ciò che sta accadendo alle loro spalle. Di fronte a questo pericoli non resta per Stramaccioni altra strada per le istituzioni medesime che mandare un segnale chiaro che altri non può essere che un intervento rapido garantire la libera competizione tra diverse attività imprenditoriali, mettendo fine alla disdicevole pratica del cosiddetto “mercato protetto”. Alla politica spetta però anche il compito di mettere in atto scelte di natura economica per superare la storica fragilità di una componente del nostro sistema imprenditoriale (in particolare di alcuni settori di quello edilizio) che vive quasi esclusivamente sulle commesse dei lavori pubblici. Quanto alla vicenda ternana aperta dall’iniziativa della Chiesa ternana, pur esprimendo anche in questo caso un “formale” compiacimento, Stramaccioni scorge in essa delle profonde analogie con quanto sta avvenendo a Perugia, e, pur giudicando del tutto legittimo “che nell’ambito del proprio impegno sociale la Chiesa ternana, peraltro storicamente molto attenta alle condizioni economico e sociali della propria comunità, si occupi del futuro della città, dei suoi cittadini credenti e non credenti”, adombra il rischio che ugualmente le istituzioni locali e regionali possano ritagliarsi un ruolo quanto meno complementare di fronte a questo tipo di iniziative. “Il rischio di tutto ciò – sostiene - è che si alimenti e riprenda fiato un’idea di regione dove a prevalere sia la logica municipale e territoriale invece che l’affermarsi di un progetto unitario di crescita dell’Umbria tutta intera, a partire dalla modernizzazione delle sue istituzioni e del suo assetto economico-sociale” e tali questioni “non possono che interrogare in maniera molto più approfondita e determinata di quanto fino ad ora sia stato fatto, le istituzioni e i partiti politici, soprattutto quelli che della trasparenza e della modernizzazione dell’Italia e dell’Umbria vogliono fare il loro carattere identitario”. “Non si tratta – insiste - di riproporre alla società regionale un’idea totalizzante o invasiva della politica o del ruolo delle istituzioni democratico-rappresentative e men che meno dei partiti. Ma è la politica, con la sua classe dirigente, che nella sua autonomia e responsabilità non può e non deve rinunciare a svolgere il proprio ruolo e la sua funzione costituzionalmente e democraticamente definita”. “Altrimenti – si chiede e chiede a tutti noi - che senso ha che i cittadini eleggano i propri governanti e li deleghino a rappresentare gli interessi generali di una comunità?”. Condividi