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PERUGIA - Sala gremita, quella del Cva di Ponte San Giovanni, dove i sostenitori della mozione uno, “Rifondazione Comunista in movimento” si sono incontrati ieri sera per ascoltare Paolo Ferrero che di quella mozione è firmatario. L’ex ministro del governo Prodi ha preso la parola dopo due brevi interventi introduttivi ad opera di Claudio Torcolo, segretario del circolo di Ponte San Giovanni (che ha anche letto un messaggio di piena adesione alla mozione di Orfeo Goracci, sindaco di Gubbio, forzatamente assente per motivi istituzionali), e dell’assessore provinciale, Giuliano Granocchia, uno dei massimi sostenitori, assieme al segretario regionale Stefano Vinti, della mozione in questione a livello umbro. Il suo applaudito intervento è iniziato con una riflessione sul negativo risultato elettorale, del quale, ha tenuto a specificare, l’intero gruppo dirigente di Rifondazione Comunista porta la responsabilità, lui medesimo quindi, respingendo così l’accusa che gli era stata rivolta di voler addebitare ad altri la debacle elettorale che ha portato alla scomparsa della sinistra italiana del Parlamento. Le divisioni all’interno del partito, che sono state alimentate anche dal rifiuto di andare al congresso con un unico documento per tesi, anziché per mozioni contrapposte che si traducono di fatto in una sorta di “referendum” sul gruppo dirigente, si sono comunque manifestate su di un altro terreno: quello del futuro di Rifondazione Comunista e vede contrapposti quanti , come lui, sostengono la necessità di ricostruirla su solide basi, attraverso una profonda immersione nel sociale che le faccia riacquisire la rappresentanza perduta e con essa il consenso di una larga fascia del popolo della sinistra, e chi, invece, propone di superare questa esperienza puntando alla creazione di una costituente della sinistra che non significa altro che ripercorrere il cammino della Sinistra Arcobaleno che gli elettori hanno sonoramente battuto. Sinistra Arcobaleno nella quale - ha affermato – anche lui aveva creduto, ma che si è rilevata per quella che era, ovvero una scelta imposte dai vertici e che non poteva non fallire. Ora si deve prendere atto di questa realtà ed al riguardo, rifacendosi al concetto marxista di Socialismo Scientifico, Ferrero ha notato che la scienza procede per esperimenti per abbandonare quelli che non riusciti, e l’esperimento della Sinistra Arcobaleno è chiaramente naufragato nelle urne elettorali. Questo non vuol però dire abbandono della prospettiva della sinistra unità, ma vuol dire riprenderne la costruzione dal basso, consolidandone prima di tutto e la pietra fondamentale sulla quale si deve basare. Sì, dunque, alla creazione di case comuni della sinistra dove possano incontrarsi e confrontarsi tutte le diverse esperienza: chi fa politica nei partiti e chi la fa, invece, all’interno di altra espressioni della società civile, nel movimenti, nelle associazioni ambientaliste e del volontariato; una nuova sinistra unità e plurale che riparta dall’opposizione socialer al governo Berlusconi e nelle quale ci sia spazio per tutti ed a nessuno venga chiesto di spogliarsi della propria identità. Condividi